lunedì 21 novembre 2011

Egitto: la rivoluzione non è finita

‘Con quello che sta succedendo al Cairo, ci tornerai in Egitto?’ mi hanno chiesto… Sì, sì che ci tornerei.

L’ultima volta che ci sono andata, nel corso della crociera sul Nilo, ho avuto modo di fare due chiacchere con un cooperante italiano, che in Egitto vive da alcuni anni, che mi ha parlato apertamente di colpo di stato da parte dei militari, spiegandomi le sue motivazioni. E per la verità non sapevo cosa pensarne: impiegati del consolato mi avevano invece parlato di piena logica legale nell’operato dei militari. Questi due pareri contrapposti mi avevano lasciato perplessa, ma evidentemente il cooperante italiano aveva ragione, se domenica sera anche il commentatore di Rai News24, Zuhir Louassini ha apertamente parlato di colpo di stato.

Secondo il cooperante, infatti, i militari non dovevano prendere il potere, ma lasciare il governo al vice presidente, aspettando le elezioni. Elezioni, che mi spiegava, sarebbero state assai relative, perché la repubblica egiziana non è parlamentare, ma presidenziale. Al mio ribattere che infondo non si poteva tenere un vice presidente così compromesso con Mubarak, e che, se si deve cambiare la costituzione, serve prima un parlamento, lui mi ha amabilmente risposto che però di fatto non è cambiato nulla: ‘ i militari continuano a fare quello che facevano prima: non è cambiato nulla. Anche perché sono proprietari di alcune aziende statali, come il metrò del Cairo. La rivoluzione è tutt'altro che finita’.

Parole che oggi sembrano drammaticamente profetiche. Sembra proprio che quando si assapora il potere non si ha poi nessuna volontà di lasciarlo… nel mondo arabo poi è proprio una questione endemica di controllo delle popolazioni. E i militari egiziani non fanno differenza, anzi: sanno che quello che succederà in Egitto nei prossimi mesi sarà una sorta di ago della bilancia per tutto lo scacchiere mediorientale post Gheddafi, alle prese con le rivolte siriane e yemenite… e il mio pensiero va a Aliaa Magda, la blogger egiziana che sfidando tutti i tabù islamici, s’è mostrata in un nudo artistico sul suo blog, mettendoci non solo il seno, ma anche faccia, nome e cognome… spero che nulla di male le capiti. Ma questa azione di Aliaa è anche il segnale che i giovani non ci stanno più, con tutte le conseguenze del caso… e non posso neanche non pensare che a Wall Strett la polizia non sa gestire la ribellione pacifica di altri giovani e mi chiedo come sia possibile non vedere che il mondo tutto stia sobbollendo in un cambiamento, ma questo è un altro post…

Tornando in Egitto... posso solo immaginare il senso di frustrazione che può provare questo paese, che veramente credeva di una ripresa. Penso alle persone con cui ho lavorato e parlato in questi ultimi tre viaggi egiziani (da febbraio a oggi), al loro entusiasmo e alla loro voglia di normalità e di democrazia: sì, immagino la loro frustrazione nel vedere tutto il lavoro fatto andare letteralmente in fumo...

Non lo so quello che succederà, ma secondo l’inviato di Rai News24, le prossime elezioni, che non sono state cancellate, sono fortemente volute dal partito dei Fratelli Musulmani e dal mondo religioso in genere… il che non depone propriamente bene e già questo potrebbe spiegare la guerriglia di ieri…

E allora perché ci tornerei? Beh, perché, l’ho già scritto: mi piace troppo fare le valige e andare a vedere, ma anche perchè io in Egitto mi sono sempre sentita sicura. Neanche quando, a fine febbraio, ero al Cairo, con la rivoluzione appena finita e in piazza Tahrir c’erano sporadici scontri con i militari, ho temuto per me. E non solo perchè sono una mezza incosciente, ma perchè, semplicemente, non ho mai visto nulla di preoccupante nei percorsi turistici.

In attesa di un altro viaggio egiziano, spero che tutti questi morti non lo siano stati in vano.

Nessun commento: