martedì 29 novembre 2011

Fiorello e la leggerezza dello show

Repubblica.it oggi evidenzia il continuo successo di Fiorello nel suo nuovo show d'intrattenimento, Lo Spettacolo più Grande dopo il Weekend: si parla di 43% di share, ovvero seguito da oltre 11 milioni di persone, dove l'oltre è prossimo ai 12 milioni.

Niente da stupirsi: Fiorello è uno dei nostri showman migliori, con una capacità di tenere il palco formidabile. Ed tutto un coro di applausi e congratulazioni e riconoscimenti. Tranne per una voce fuori dal coro.

All'indomani della prima puntata Sabrina Guzzanti aveva sparato su Twitter uno stridente "noioso", a cui Fiorello aveva twitterato un feroce "mi fai tristezza". E i dati di ascolto in seguito hanno confermato il successo di Fiorello.

Però non è che la Guzzanti abbia tutto' sto torto... ho visto tutte e tre le puntate e devo ammettere che tranne qualche siparietto veramente delizioso, come quando racconta le sue disavventure con la figlia adolescente, o nel monologo di apertura, non è che i contenuti siano veramente all'altezza di Fiorello....

Tant'è che ieri l'ho seguito di sottofondo, mentre di fatto lavoravo al pc: se qualcosa mi colpiva, seguivo, altrimenti mi concentravo su altro... quando si dice farsi fare compagnia dalla tv...

Il punto è che alla terza puntata consecutiva mi sono vista ancora Fiorello 'trovare' casualmente degli ospiti famosi in sala con cui improvvisare due battute, pescare la bella show-woman di turno e fargli tradurre messaggi improbabili diretti ai grandi della terra, oppure il teatrino di X Factor, con Baldini-Ariso e lui in copia a Morgan... insomma ripetitivo, anche con gli ospiti sportivi, con cui intavola un palleggio, che sia di tennis o di palla a volo.

Poi qualcuno dovrà spiegarmi ieri sera, verso la fine dello spettacolo, quando Fiorello è andato a salutare la venerabile cariatide della Carla Fracci, e la camera ha inquadrato perfettamente Brignano sullo sfondo, senza che lui sembrasse vederlo... ma possibile mai che nessuno gli abbia sparato un 'gobbo' per avvertirlo? sarà perchè ora Brignano è in forza alla concorrenza? peccato perchè un duetto Brignano- Fiorello sarebbe potuto entrare nella storia della tv...

Morale: il più delle volte mi trovavo a pensare "beh adesso parte in quarta e esce fuori il vero Fiorello", ma finisce la puntata e rimango lì, pensando "...carino...".

Però il prossimo lunedì sarò lì a guardarlo, magari ancora con il pc su cui scrivere o con un libro da leggere, lasciandomi cogliere solo dai teatrini realmente divertenti, magari con un Brignano ritrovato... ed il perchè è semplicissimo: lo spettacolo è leggero.

Leggero come una piuma di pulcino che svolazza atterrando delicatamente, mentre non c'è nessun bisogno di ricordare il contesto socio-economico e geopolitico in cui ci troviamo, nè tanto meno di accennare ai miei acrobatismi strettamente personali... ma neanche ricordare le alternative televisive del Grande Fratello o l'Infedele, che indiscutibilmente aiutano Fiorello.

Il punto è che nonostante sia prossimo il Natale, l'aria è pesante come una giornata di soffocante scirocco estivo e così, anche se Fiorello appare in video non al 100% delle sue straripanti possibilità, arrivando anche ad essere ripetitivo, è quanto di più leggero e rasserenante c'è in giro ora.

E se c'è bisogno di qualcosa adesso, è proprio di leggerezza e rassicurazione. Per questo io e altri svariati milioni lunedì prossimo vedremo Fiorello.


lunedì 21 novembre 2011

Egitto: la rivoluzione non è finita

‘Con quello che sta succedendo al Cairo, ci tornerai in Egitto?’ mi hanno chiesto… Sì, sì che ci tornerei.

L’ultima volta che ci sono andata, nel corso della crociera sul Nilo, ho avuto modo di fare due chiacchere con un cooperante italiano, che in Egitto vive da alcuni anni, che mi ha parlato apertamente di colpo di stato da parte dei militari, spiegandomi le sue motivazioni. E per la verità non sapevo cosa pensarne: impiegati del consolato mi avevano invece parlato di piena logica legale nell’operato dei militari. Questi due pareri contrapposti mi avevano lasciato perplessa, ma evidentemente il cooperante italiano aveva ragione, se domenica sera anche il commentatore di Rai News24, Zuhir Louassini ha apertamente parlato di colpo di stato.

Secondo il cooperante, infatti, i militari non dovevano prendere il potere, ma lasciare il governo al vice presidente, aspettando le elezioni. Elezioni, che mi spiegava, sarebbero state assai relative, perché la repubblica egiziana non è parlamentare, ma presidenziale. Al mio ribattere che infondo non si poteva tenere un vice presidente così compromesso con Mubarak, e che, se si deve cambiare la costituzione, serve prima un parlamento, lui mi ha amabilmente risposto che però di fatto non è cambiato nulla: ‘ i militari continuano a fare quello che facevano prima: non è cambiato nulla. Anche perché sono proprietari di alcune aziende statali, come il metrò del Cairo. La rivoluzione è tutt'altro che finita’.

Parole che oggi sembrano drammaticamente profetiche. Sembra proprio che quando si assapora il potere non si ha poi nessuna volontà di lasciarlo… nel mondo arabo poi è proprio una questione endemica di controllo delle popolazioni. E i militari egiziani non fanno differenza, anzi: sanno che quello che succederà in Egitto nei prossimi mesi sarà una sorta di ago della bilancia per tutto lo scacchiere mediorientale post Gheddafi, alle prese con le rivolte siriane e yemenite… e il mio pensiero va a Aliaa Magda, la blogger egiziana che sfidando tutti i tabù islamici, s’è mostrata in un nudo artistico sul suo blog, mettendoci non solo il seno, ma anche faccia, nome e cognome… spero che nulla di male le capiti. Ma questa azione di Aliaa è anche il segnale che i giovani non ci stanno più, con tutte le conseguenze del caso… e non posso neanche non pensare che a Wall Strett la polizia non sa gestire la ribellione pacifica di altri giovani e mi chiedo come sia possibile non vedere che il mondo tutto stia sobbollendo in un cambiamento, ma questo è un altro post…

Tornando in Egitto... posso solo immaginare il senso di frustrazione che può provare questo paese, che veramente credeva di una ripresa. Penso alle persone con cui ho lavorato e parlato in questi ultimi tre viaggi egiziani (da febbraio a oggi), al loro entusiasmo e alla loro voglia di normalità e di democrazia: sì, immagino la loro frustrazione nel vedere tutto il lavoro fatto andare letteralmente in fumo...

Non lo so quello che succederà, ma secondo l’inviato di Rai News24, le prossime elezioni, che non sono state cancellate, sono fortemente volute dal partito dei Fratelli Musulmani e dal mondo religioso in genere… il che non depone propriamente bene e già questo potrebbe spiegare la guerriglia di ieri…

E allora perché ci tornerei? Beh, perché, l’ho già scritto: mi piace troppo fare le valige e andare a vedere, ma anche perchè io in Egitto mi sono sempre sentita sicura. Neanche quando, a fine febbraio, ero al Cairo, con la rivoluzione appena finita e in piazza Tahrir c’erano sporadici scontri con i militari, ho temuto per me. E non solo perchè sono una mezza incosciente, ma perchè, semplicemente, non ho mai visto nulla di preoccupante nei percorsi turistici.

In attesa di un altro viaggio egiziano, spero che tutti questi morti non lo siano stati in vano.

sabato 12 novembre 2011

L'Anti-politica e il Governo Tecnico

"Ma cche davero?" mi chiedo, alla romanaccia maniera, sbigottita nel sentire in giro che c'è chi difende l'idea, per me indifendibile, di votare a gennaio.

Nello specifico penso a Ferrara e al suo intervento nel Teatro Manzoni di Milano: «Quella del governo Monti è la vera anti-politica. Questa è un’eresia terribile: al limite, e vi invito a fischiarmi, una volta tenute le elezioni non importa se il governo sarà di destra o di sinistra ma deve essere il governo scelto dagli italiani». Perchè, secondo Ferrara, un governo tecnico sarebbe la fine della democrazia politica: «Una volta per questo si usavano i carri armati, ora si usa lo spread» spiega.

Uhm... argomenti interessanti: in pratica Ferrara dice che la politica interna italiana è di fatto gestita dall'UE e dai mercati, che hanno arbitrariamente deciso di picconare il nostro prossimo ex premier Berlusconi.

Ed è per questo che rimango sbigottita e mi dico "Ma cche davero?" alla romanaccia maniera: possibile mai che una persona intelligente come Ferrara non abbia capito che in una comunità come quella europea la politica interna non è poi così interna, perchè riguarda tutti? non per niente abbiamo passato gli ultimi mesi a sentire gli economisti parlare di contagio.

Secondo Ferrara solo dalle urne elettorali può uscire un governo. Tecnicamente è così. Tecnicamente anche io vorrei che non ci fosse bisogno del Presidente della Repubblica che decida chi deve essere il Primo Ministro, che poi a sua volta decide chi farà il ministro e dove, senza sapere durata o programma.

Certo che è brutto. Ma a Ferrara, e a chi la pensa come lui, sembra sfuggire un dato importante: la democrazia è vera democrazia quando ti scegli il tuo rappresentante, che poi da eletto fa il bene comune, secondo coscienza e programma.

Mi pare, e correggetemi se sbaglio, che in Italia, queste due piccole, insignificanti, prerogative, non esistano più da un pezzo; e anche a voler richiudere gli occhi e a riturarsi il naso, chi dovremmo votare, secondo Ferrara? che ognuno tira l'acqua al suo mulino dimenticando che l'acqua stessa sta finendo per tutti...

Chi? vorrei tanto sapere... Berlusconi e il suo harem? Bossi e la sua Padania, così simile all'Italia tutta? Bersani, con la sua opposizione invisibile? Fini, Casini e Rutelli con la loro democrazia cristiana rifondata? oppure l'ambiguo Renzi o Vendola con i suoi laboratori? o magari Di Pietro, contrario a tutto per partito preso...

Che poi un paio di nomi a me personalmente non dispiacerebbero neanche, ma è che se veramente si vuol parlare di democrazia, bisognerebbe prima cambiare la legge elettorale...

... ma non c'è tempo, se è vero, come è vero, che i mercati hanno fatto cadere il governo, non c'è tempo di ragionare su una nuova legge, come non c'è tempo, nè possibilità di scelta, per chiedere agli italiani di decidere su un programma per uscire dalla nostra crisi. Perchè non è solo una crisi finanziaria, è la crisi del sistema Paese, che se continua così ce lo giochiamo. E la moneta comune dietro al sistema Italia.

Per questo c'è fretta, e non c'è spazio per i sofismi filosofici, per altro neanche letterali, ma solo propagandistici. Ergo, il programma di governo è ben relativo: quello che bisogna fare si sà benissimo da un pezzo, ma sempre per la logica dei mulini...

Detto tutto ciò, non trovo per nulla scandaloso che per salvarci si ricorra a un governo tecnico.

Lo scandalo, che sarebbe sì anti-politico, sarebbe se la politica italiana non comprendesse che questa è l'occasione che ha per ricomporsi, per renderci un paese di nuovo orgoglioso di sè e finalmente equo.


giovedì 10 novembre 2011

Ah Che Sarà - ovvero Governo Tecnico

Elezioni, vanno sospirando e cantando alcuni esimi parlamentari in transatlantico.
Mica così semplice, però...

I tempi si sono indiscutibilmente trasformati: mai come adesso la relatività del tempo -neutrini permettendo- è protagonista. Perchè la storia cambia in un battito di ciglia, e questo la gente lo sa, complici i new media intersecati ai social net. Lo sa prima ancora che i protagonisti storici se ne accorgano.

Come è accaduto al nostro prossimo ex premier Berlusconi, che ha piegato un intero paese al suo orgoglio personale: per un anno ha ignorato i segnali della storia, tirando il suo governo per le bretelle dei pantaloni, che pure sfuggivano di qui e di là... esacerbando gli animi al punto tale da trasformare gli elettori in tifosi da stadio: e sai bene cosa può fare una frangia estrema.

Certo però che non ha fatto tutto solo: l'opposizione gli ha dato delle sponde notevoli, foss'anche solo nel continuare a dargli retta. Infatti non hanno giocato la loro partita a scacchi, ma sono stati a copiare, ribattendo le mosse della partita, tutta personale, del nostro prossimo ex premier Berlusconi, che ha ceduto solo quando il mercato, unica sovranità evidentemente da lui riconosciuta, gli ha intimato l'altolà.

Non amo ragionare sul 'se si fosse fatto', anzi lo trovo veramente fastidioso. Indietro non si può tornare. L'unica cosa che si può fare è capire il passato per incidere il futuro.

L'Italia ha buttato un anno, che per come vanno le cose, ha la valenza di un decennio: il governo tecnico Monti bisognava farlo il 15 dicembre 2010 e già sarebbe stato tardi. Quindi ora bisogna correre e correre sudando lacrime e sangue, che neanche il tempo di fermarci a piangere abbiamo.

E la gente lo sa, e come sa pure che è cambiata la velocità della storia, sa anche che si è superato il limite di guardia: l'esercito dei mercenari parlamentari nell'ultimo anno ha dato di sè lo spettacolo più vero e cristallino, ovvero quello di arraffone parassita. Magari ci sarà anche qualche onesto parlamentare, ma il suo rimanere tra quegli scranni l'ha inesorabilmente marchiato a connivenza.

Elezioni, vanno sospirando e cantando alcuni esimi parlamentari in transatlantico, ma per eleggere chi e con quale legge elettorale?

Elezioni, vanno rispondendo, sospirando e cantando cocciuti e testardi, alcuni esimi parlamentari in transatlantico. Massì, certo, elezioni. Però prima bisogna rifare tutto da capo.

Nessuno ha il coraggio dirlo, ma ci vorrebbe un nuovo governo costituente, che rimetta tutto al proprio posto. Ci vuole qualcuno che mandi tutti a casa e riporti la politica alle sue origini greche: arte di governare gli stati, amministrazione della cosa pubblica. Ci vuole 'sangue nuovo', come nelle famiglie nobili: sangue del popolo che sa che significa fare i conti con la crisi, e che il ristorante non lo pensa neanche, non come questo esercito di mercenari parlamentari che non sa neanche quanto costa un litro di benzina verde alla pompa...

Come si fa a risanare un Paese se non lo conosci?

Però, mentre ascolto Ah Che Sarà, della Mannoia, penso che ce la faremo, come sempre, perchè gli italiani solo nell'estremo riescono a dare il meglio di loro.

E spero che la prossima presunta designazione di Monti a Primo Ministro di un governo tecnico sia solo l'inizio di quel secondo Risorgimento italiano di cui l'inverno passato vedevo gli albori.



mercoledì 9 novembre 2011

17 novembre Festa dei Gatti Neri


Se il 17 febbraio è la festa dei mici in generale, il 17 novembre è la festa dei gatti neri.

Quindi è la festa della mia Costanzina, di nero pelo rivestita.

Sì, ma forse lo sai già, ho un gatto nero: Costanza. Che a ben guardare tutta nera nera non è: qui e là sul petto e sulle cosciotte ha qualche pelo bianco, poi se il sole la illumina ti accorgi che ha anche qualche riflesso rosso mogano.

Ma non solo Costanzina mia ha questi piccoli difetti cromatici: anche gli altri gatti neri che puoi vedere in giro, sotto sotto hanno altri colori addosso.

Perchè il vero gatto nero corvino è stato estinto da un bel pezzo, pare già dai tempi del Medioevo.

Tante brutte dicerie si porta dietro il gatto, figurarsi il gatto nero: tra idioti scaramantici e folli riti satanici, chi ci è andato di mezzo è stato lui, il gatto nero, reo di essere solo un po troppo corvino... così quelli che ora si vedono addormentati al sole o in piena caccia, sono solo un riflesso di quello che sono stati i suoi antenati... e se già Costanzina mia si merita l'appellativo di panterina, chissà i suoi trisavoli quant'erano belli...

Per questo da qualche anno s'è deciso di dedicare un giorno al gatto nero: proprio per sensibilizzare i ben pensanti all'assoluta normalità felina dei mici neri. E per rincarare la dose, certo con un bel senso dell'ironia, s'è scelto proprio il 17 novembre.

Così se ti capita di vedere un micetto nero che attraversa la strada, non fermarti ad aspettare che qualcun altro tagli la via, portandosi dietro la sfurtuna: è tempo perso, che quel micetto ha certo altro per la testa che portarti male... tipo essere contento che non l'hai investito (per la cronaca: il 50% dei cuccioli di tutti i colori non superano il secondo anno di vita, proprio per le automobili), oppure mettere insieme la cena con il pranzo se è un randagino, e allora adottarlo sarebbe cosa buona e giusta, nonchè molto fortunata.

Sì perchè i gatti neri, non sanno di essere neri. Come i gatti bianchi non sanno di essere bianchi. Ma tutti sanno di essere belli e eleganti, giocherelloni e dispettosi, affettuosi e distratti, e sanno che regalano alla casa un calore tutto particolare quando la abitano. Un calore che diventa anche fisico, quando d'inverno ti si accoccolano vicino...

Ma per l'apologia del gatto aspetterò il 17 febbraio... intanto pensa che il gatto nero, non è più nero...


domenica 6 novembre 2011

Sul Nilo e nel deserto in Egitto

Polveroso e caotico, il 'mio Egitto' l'ho riconosciuto subito, quando dall'aereo che atterrava, l'ho visto tra le deboli nuvole che coprivano il Cairo.

Sì, di nuovo in Egitto, ma questa volta per una mini crociera sul Nilo: il mio sogno.

Un sogno che è stato come mi aspettavo: la dolcezza del Nilo, il grande, imponente Nilo, incorniciato da palmeti e coltivazioni, arrossato dal tramonto e navigato dalle silenziose feluche. Ogni tanto dei bambini a giocare con il pallone sulla riva, e casupole o piccoli villaggi di misere case in mattoni crudi, a sfilare come immagini di un set cinematografico. Ma chi sfilava, in realtà, eravamo noi, sulla nostra splendida MayFair, a bere the, mentre la voce del muezzin ci affascinava, tenendo loro nel loro mondo, sulle rive del grande Nilo, e noi nelle nostre fascinazioni.

Poi la nave si fermava e sulle rive del grande Nilo, si andava alla scoperta degli antichi, antichissimi fasti di una civiltà estinta...

I templi di File, anche loro spostati per salvarli dalle acque della diga, incorniciati da montagne di granito, che -credimi- fanno somigliare il paesaggio alla Sardegna; o quelli di Esna e Edfu, dove cominci a intuire la vera imponenza delle costruzioni antiche e scopri mistiche scalinate nascoste tra le stanze; o la splendida Kom Ombo, dove le pitture sono ancora visibili e al tramonto vibrano, vivendo di luce insieme ai blocchi di pietra lavorata.

Ma è a Luxor, la splendente che fù Tebe, dove il tempio di Karnak con orgoglio regale costringe il visitatore ad essere guardato dal basso verso l'alto, intimidendolo, mentre commosso dall'imponente e possente colonnato, che sembra realizzato ieri, tanto - a tratti- i basso rilievi sono ancora intatti,il visitatore cammina tra i resti del fasto che è passato.

Avere la possibilità di girare nel grande complesso senza la fastidiosa compagnia di orde di altri turisti è una vera esperienza: pennuti egizi di varie dimensioni a cinguettare dall'alto di un architrave istoriato a geroglifico, mentre il vento parla tramite la kefia che protegge la testa dal forte sole... e tu seduto contempli intorno, e se non fosse per qualche passante in galabia e turbante, l'illusione di esser soli sarebbe felicemente reale. Mentre pensi che il Colosseo ha qui in Egitto un degno antagonista architettonico. E che dopo tutto, forse, gli extra terrestri esistono: qui è tutto così 'troppo'.

Ma l'emozione più assoluta, intensa, ed intima, è il deserto che la regala. Un deserto che a Occidente del grande Nilo è già Sahara, ma che per molti chilometri conserva le caratteristiche rocciose del deserto orientale, quello verso il Mar Rosso.

Cinque le ore di pullman per arrivare all'Oasi di Kharga, da Luxor, ma che le valgono tutte.

Non è l'oasi dei film, con quattro palme e una pozza d'acqua: è un'ampia zona, perfettamente antropizzata, che però sorge nel nulla di un deserto, dove solo qui è là ti regala la sorpresa di grandi dune sabbiose. Ma se mentre le osservi dal finestrino impolverato del pullman, nelle orecchie ti arrivano, regalo inaspettato, le note di Desert Rose, difficile, veramente difficile, contenere l'emozione.

Ma qui e là, a pochi minuti fuori il centro abitato, non solo dune: anche la meraviglia del complesso cimiteriale di El Bagawat. Legato alla figura di Nestorio, condannato come eretico a Efeso nel 430 e rifugiato nell'area di Kharga, oggi questa necropoli, che sembra una piccola città, stupisce i moderni viandanti per l'armonia greca delle forme e la resistenza delle sue mura, che pure a toccarle con mano si sbriciolano tra le dita...

Ovunque, oltre le case-tumolo di El Bagawat, è deserto. E certo non deve essere bello perdercisi o marciarci come Lawrence d'Arabia o gli arruolati nella Legione Straniera, ma a piccole dosi, con la certezza di poterlo fuggire, il deserto è meraviglioso.

Nel campo tendato Tabuna Camp, a sessanta chilometri da Kharga, nell'area conosciuta come Dush, è possibile allontanarsi nel deserto quel tanto da essere ancora visti, ma non disturbati.

Una spianata di deserto polveroso, con miriadi di sassolini colorati di bruno su cui sederti, mentre il vento - qui più forte-, sbatte la kefia come una bandiera; luce accecante ovunque, a far piangere gli occhi nudi, e di fronte, loro: le dune che immobili cambiano forma, mentre china ai suoi piedi la Fata Morgana brilla di illusione liquida. E allora può capitare di comprendere gli eremiti e i profeti del Vecchio Testamento, facendo sembrare la civiltà un fastidioso richiamo.

Forse ora mi chiederai se non ho avuto paura ad andare in Egitto con gli echi dei venti di rivoluzione che arrivano confusi oltre Mediterraneo... no, ti rispondo.

No perchè, sebbene abbia poca esperienza vera e diretta con gli egiziani, è però abbastanza da sapere quanto questo popolo sia consapevole dell'importanza economica di noi turisti; no perchè, anche quando andai a febbraio, con la rivoluzione appena finita, non ho mai visto nulla di preoccupante.

Ma la verità è che mi piace troppo fare le valige e andare a vedere....

venerdì 4 novembre 2011

Gli indisciplinati del MayFair

Prendi la dolcezza del Nilo, facci navigare un’elegante nave con sopra una quarantina d’italiani che riassumono tutte le sfaccettature umane, poi metti un invito a cena a posti liberi -che solo dopo scoprirai esser definitivi- e frulla tutto: avrai così la creazione del gruppo degli Indisciplinati del MayFair.

La mia dolcissima Valentina del Tennis, amica fidata e complice di altri brevi viaggi, finalmente nel ‘suo’ Egitto; la fichissima Martina, che ha fatto della sua comunicatività spumeggiante il suo (azzeccatissimo) lavoro; l’Irene telefonica, con i suoi ‘scusate fo una telefonata’ poteva solo essere in forza a Phone&Go; Camilla la lady distratta, che ogni tanto confondeva le rovine polverose per una spiaggia delle Maldive; Federico il crocerista, uomo comunicazione per eccellenza, con la goliardia di uno scugnizzo; Marcello il silenzioso, a scattare –inosservato- frammenti di tutti noi; Davide l’assediato, innamorato della fotografia e del suo libero arbitrio relazionale; Federico il cameraman, al seguito come gregario, con lo spirito di sprinter…

Loro i miei meravigliosi compagni di avventura, che hanno potuto dare il meglio anche grazie all’involontaria partecipazione di personaggi d’eccezione, quali l’assediante e la presidente, che semplicemente con il loro naturale essere, hanno fornito diversivi particolari. Un ringraziamento come guest star va al Masciullo e al turchese Falessi: speciali.

Ma principiamo: con la fichissima Martina, Camilla la Lady distratta e l’Irene telefonica, c’eravamo già testate in altri viaggi egiziani, come pure col Masciullo, il turchese Falessi, Alessandra ufficio stampa e Antonella dell’Ente. Davide, io e Valentina, lo conoscevamo già da lungo tempo, ma questo è un altro post. Gioia e tripudio dunque quando in fase organizzativa scopro che in questo viaggio si riunirà la comitiva dell’Egitto, con l’aggiunta speciale della Valentina del Tennis. Ma con una quarantina d’italiani che riassumono tutte le sfaccettature umane, la selezione naturale d’età, e dinamiche professionali, già dalla prima sera a cena avevano creato equilibri piuttosto definiti.

Sicchè io, Valentina del Tennis, la fichissima Martina, Marcello il silenzioso e l’Irene telefonica ci sediamo al tavolo, che nota bene, era da sei: un posto rimaneva libero, dove fu invitato il Federico crocerista, che invece ignaro di tutti si aggirava tra l’incuriosito e il perplesso… la sua elegante sobrietà, condita inizialmente da serio distacco, rimarrà incisa nella storia delle metamorfosi confidenziali.

Dunque il tavolo era da sei, e per comodità organizzative, solo dopo esserci seduti, scopriamo che da lì a tre giorni, avremmo consumato tutti i nostri pasti solo in quel tavolo: per noi un’ottima notizia, con segreto sollievo, ma non così per altri: ‘Mi adottate?’chiese Camilla la lady distratta già al pranzo del giorno dopo. I camerieri perplessi hanno ufficializzo la pratica. Ma solo la sera il tavolo si completò definitivamente (e solo per carenza di spazio), con la richiesta di Davide l’assediato: ‘mi aiutate?’ chiese tra l’imbarazzato e il divertito per sfuggire ad una compagnia ormai ingombrante. I camerieri sempre più perplessi. Rimaneva fuori Federico il cameraman, che con i suoi equilibri da gregario, era con noi in spirito, il più delle volte.

Inizia così una settimana fatta di pura goduria, sotto il sole nell’idromassaggio sulla terrazza della nave, terrazza su cui abbiamo anche gustato the, mentre il sole tramontava dietro le palme che scorrevano come la più bella delle scenografie. Ma solo quando la sveglia all’alba non ci portava tra imponenti templi, ed io non mi perdevo nella contemplazione e andavo poi da Federico il cameraman, per indicargli scorci che ancora non aveva potuto scoprire; o quando con Davide l’assediato non finivo nelle case della gente egiziana, ritrovandomi a mangiare pane appena sfornato da un improbabile forno di fango; oppure quando non saltavamo tutti insieme tra piccole dune del deserto occidentale verso Kharga; o quando in pullman, tra uno spostamento e l’altro, non occupavamo i posti in fondo, da scolastica memoria; o ancora la sera a chiacchierare nel meeting point della nave: riparata balconata da cui si poteva godere del panorama della navigazione, senza prendere il freddo della sera. Il tutto mentre l’occhio attento di Marcello il silenzioso ci immortalava nelle nostre naturalezze, spesso assorte e meravigliate da tanto splendore.

In questa settimana di allegria non sono mancati momenti di tensione: l’aiuto mio e di Valentina, modella di eccezione, a Davide l’assediato, è stato così tanto frainteso da diventare fonte di sporadici, ma intensi nervosismi, mentre i nostri reiterati ritardi, tra una sosta e l’altra, dedicati a fare fotografie ci hanno regalato un magnifico ‘scusa un cazzo’ e un ‘imbecilli’ da parte della presidente: fortunatamente tutto risolto e chiarito, anche con l’aiuto del Masciullo e del turchese Falessi.

Di questo viaggio, partito sulla MayFair da Assuan, fino a Luxor, continuato in pullman verso occidente, nell’oasi di Kargha, arrivato poi al Cairo e conclusosi con un salto collettivo nella polverosa balconata panoramica delle piramidi di Giza, dopo la corsa ad aeroplanino con Federico il crocerista, ho solo il rimpianto che sia finito.

Fino alla prossima, certa, ricomposizione degli Indisciplinati del MayFair.