lunedì 24 giugno 2013

Tertiveri e Irene, la Masseria


All'ombra del monte Cornacchia, dove inizia la Puglia, ma Puglia di ulivi immensi e terra rossa ancora non è, trovi una campagna ruvida ma morbida, dove la storia, una volta, si fermò. Una storia scritta da Federico II, che proprio nella Daunia ha voluto il suo castello più enigmatico.

Di quei tempi, oltre Castel del Monte, son rimaste torri diroccate, racconti e suggestioni  magiche. Così, non lontano da Lucera, tra campi coltivati e vigneti, ci si ritrova nella contrada Tertiveri, piccolissimo borgo, frazione del paese di Biccari. Una fila di abitazioni restaurate su una strada, un'altra fila all'incrocio, dove in fuga verso la torre federiciana, un ex palazzo vescovile e la piccolissima chiesa di S. Maria delle Grazie, una madonna che fino a non molto tempo fa era stata sfrattata da un fabbro...


Ma la vera sorpresa arriva nella corte che si apre alle spalle del palazzo: edifici dal sapore medievale con balle di fieno che riportano a tempi lontani, fondamenta della nostra storia, radici di un passato troppo spesso dimenticato; e scoprire che la camera assegnatami era proprio inserita in questa piccola corte... e poi mettermi a gironzolare, al seguito di un cucciolo felino e imbattermi in un piccolo, ma ricchissimo, museo di civiltà contadina...

Arrivata in questo piccolo borgo al seguito di una manifestazione di masserie, sulle prime non avevo capito: dov'era la masseria? non c'era, o meglio, non c'era secondo i canoni dell'immaginario fotografico che conosciamo. La Masseria Irene, invece, è qualcosa che infondo non può essere catalogata in nessun modo: è contemporaneamente recupero del territorio, sia urbano per la sistemazione degli edifici riconvertiti al ricettivo, sia agricolo, con l'azienda zootecnica, aperta alle visite didattiche... ma è soprattutto un recupero culturale che poche volte s'incontra e che riporta -quasi- al tempo in cui passaron i mori....

Sarà la suggestione della torre federiciana, le cui vestigia dominano e vigilano sull'operato, ma lì, in quel fazzoletto di terra, dove le due strade s'incrociano, in una sera di festa d'inizio estate, diventano strane le sensazioni quando ti capita d'incontrare un vescovo che conosce tutti e se non li conosce, come me, riesce comunque a trovare un punto di contatto, un qualcosa che te lo fa sentire vicino, ma che, soprattutto, all'inizio della manifestazione, ricorda lo scampato pericolo della carestia e ringrazia a nome di tutti per il raccolto che si preannuncia abbondante...

Così, anche se questa terra di Puglia non è la mia Puglia di ulivi immensi e terra rossa, ho guardato il panorama e mi sono sentita a casa.