martedì 31 gennaio 2012

Per la cronaca, tutto in beneficenza

E così, dopo fiumi d'inchiostri polemici, oggi è arrivata la conferma: Adriano Celentano darà il suo suo compenso a Emergency e a famiglie bisognose.

Bene. Non sapremo mai se è un gesto spontaneo o un rapido tentativo di riprendersi la faccia, ma se sarà vera benifecenza, ne saremo tutti lieti.

Che poi la beneficenza chieda la galanteria di rimanere anonima, o almeno silente, è un altro post...

sabato 28 gennaio 2012

La coerenza che manca in 750 mila euro

750 mila euro per un totale di tre serate: questo il compenso per la partecipazione di Adriano Celentano al prossimo Festival di Sanremo.

Francamente mi dispiace. Non che Celentano si produca in monologhi molto rock, anzi, ma leggere di come abbia imposto la non interruzione pubblicitaria -almeno nella prima serata- o di come pare abbia preteso un hotel di suo gradimento...

750 mila euro per un totale di tre serate. Mentre la maggior parte della mia generazione gioisce se in un mese mette insieme 750 euro. Senza mila, ovviamente.

Non ho idea di cosa monologherà Celentano, magari saranno ragionamenti che potrebbero far spellare le mani ad applausi, ma se anche fosse, non credo che il calore sarà tale, perchè in ognuno degli svariati milioni di telespettatori sarà vivo il pensiero che fa presto a ben parlare lui, con 750 mila euro per un totale di tre serate.

Lo scorso anno ci fu una polemica similare per l'intervento di Benigni, forse lo ricorderai. Ma ci vedo delle piccole differenze. Benigni è sì uomo di spettacolo, ma negli anni ha dimostrato di essere anche di cultura, regalanto momenti di reale commozione popolare nelle letture di Dante o dell'Inno di Mameli, facendo un reale servizio pubblico. E se ben ricordo quel compenso dello scandalo, 200, o 250 mila euro, andò in beneficenza.

Ma c'è anche un altro fatto: lo scorso anno il Paese ancora credeva all'allora Primo Ministro Berlusconi, che sorridendo rassicurava tutti sull'inesistenza della crisi, lo spread era ancora sconosciuto ai non addetti e la gente pensava che il futuro sarebbe stato solo difficile.

Oggi sappiamo che la crisi c'è ed è nera, sappiamo cosa sia lo spread e che sarà dura, tanto che il popolo invoca -praticamente- inascoltato un forte ridimensionamento dei privilegi della casta di tutte le caste, in primis quella politica.

Così Celentano apparare un tantino carente di rispetto e coerenza, mentre pare faccia la divetta capricciosa con la Rai, che ovviamente incassa con orgoglio un canone francamente incomprensibile.

Di fatto il personaggio sembra far parte proprio di quella casta delle caste, che di rock ha solo la resistenza. A meno che non devolva anche lui tutto in beneficenza a ospedali pschiatrici o pediatrici o similari.

martedì 24 gennaio 2012

Martone e gli studenti sfigati

In tempo d'influenze stagionali, quanti mal di pancia stanno infastidendo gli italiani.
Dalle infinite tasse, ai rinnovati scioperi, passando per liberalizzazioni che scontentano tutti, tranne i cittadini, se ci capissero qualcosa... in Italia ora è tutto un fermento, un cambiare e ribaltare, arare e seminare, potare ed innaffiare (spero).

E' ormai storia come il nostro Bel Paese fosse stato un campo abbandonato, con i fasti rinascimentali nascosti, o peggio, avvizziti, sotto gramigne rampicanti e soffocanti, perchè un serio lavoro di ripulisti ha sempre spaventato troppo, chi, con macchia e con paura, avrebbe dovuto negli anni mantenere lo splendore dell'italico giardino d'Europa. Così, non solo il campo è stato abbandonato a sè stesso, ma tra le gramigne è germogliata e cresciuta un'insana e dannosa scuola di pensiero che faceva della meritocrazia, della cultura, del buon gusto e della decenza -nel senso più ampio che tu possa immaginare- non cardini della società erede di quel Rinascimento che sconvolse i sensi di Stendhal, ma inutilli retaggi di un pensiero vecchio. Insomma l'impero del più generico mal costume.

Ora sull'italico campo sembra siano arrivate le ruspe a sradicare la gramigna di questo mal costume, per far respirare e tornare a germogliare gli italici fasti intellettuali, che non sono solo del passato, ma possono e devono portarci nel futuro. Ed è un lavoro faticoso, ma soprattutto ingrato, rimettere le cose al giusto posto: molti -spero solo per miopia- non vedono la necessità di tutto ciò e invece di prendere un viatico di buon senso, lasciano che i mal di pancia prendano il sopravvento.

Ultimi mal di pancia, in termini di cronaca, sono quelli dei ben pensanti che questa mattina sono saltati sulle sedie quando il viceministro al Lavoro e alla Politiche sociali, Martone ha candidamente affermato come "Dobbiamo dire ai nostri giovani che se a 28 anni non sei ancora laureato sei uno sfigato, se decidi di fare un istituto tecnico professionale sei bravo. Essere secchione è bello" .

Apriti cielo: ma come si permette, ma che non lo sa che chi studia nella stragrande maggioranza lavora anche, che ci sono poche borse di studio, lo studio è un diritto ecc ecc...

Obiezioni giuste su un problema inesistente: Martone non ha detto che l'accesso alle università debba avvenire per reddito, ma si è limitato a ricordare un concetto un po impolverato, ovvero che lo studio è impegno, a volte anche faticoso e che se in cuor di studente sai che non è per te, è solo una perdita di tempo, di soldi e di risorse. Il problema non è (nello specifico) essere uno studente lavoratore, ma essere uno studente lavoratore che non ha le idee chiare sul suo futuro, su quello che vuole fare da grande, ed è un dramma (anche esistenziale, se ci pensi) se a 28 anni si sta ancora così.

Il punto, io penso, è che tra le grida di chi lamenta il proprio mal di pancia, si fatica a capire che chi sta al governo ora sta svolgendo anche l'impervio e ingrado compito di rieducazione sociale: le tasse vanno pagate non per arricchiare i potenti, ma per sostenerti nel bisogno, come pure alla cultura va riconosciuta la sua fondamentale importanza.

Con tutto ciò non voglio dire che va tutto benissimo, ma solo che ci sarà tempo per aggiustarlo a gusto questo giardino: ora è il tempo del lavoro duro e ingrato, delle amarezze, delle rinunce (e se mi conosci sai che anche io sono molto in bilico).

Ma tornare ad essere il paese del Rinascimento è la nostra unica speranza.

lunedì 16 gennaio 2012

Naufragio della Concordia

Il naufragio della Costa Concordia, più che evocarmi il Titanic, mi pare una metafora abbastanza aderende dell'Italia. E non per il facile paralellismo su eventuali affondamenti economici, anche se, va ricordato, mentre il colosso della Concordia si avvicinava troppo all'Isola del Giglio, per saluto o per sbaglio, o meglio per un saluto sbagliato, in continente si ragionava sull'ennesimo declassamento nostro e di altra parte d'Europa.

No, non è il gioco di parole che mi fa pensare all'Italia, ma tutto ciò che ha provocato il naufragio e la gestione della stessa: la storia del naufragio della Concordia mi pare il drammatico microcosmo di un popolo, con le sue infinite scale di grigio.

Penso al capitano che ancora non si è ben capito se si è avvicinato troppo per imperizia, per gloria personale o per far uno strano favore a qualcuno, e che tanto mi ricorda la nostra classe poltica e dirigente, che pur vedendo gli scogli frontali non ha voluto o saputo evitarli, portandoci dove siamo ora: arenati.

Penso ai passeggeri, quelli che non erano poi così tanto terrozizzati, se han perso tempo a fare video o fotografie, per sentirsi protagonisti di un qualcosa di veramente epocale, mentre potevano usare la loro lucidità per aiutare o almeno non intralciare; passeggeri che tanto mi ricordano i tanti italiani qualunquisti, che nonostante i tempi continuano a caltivare solo il proprio orticello.

Penso al personale tutto del crew che si è dato tantissimo da fare, salvando il salvabile nel senso letterale del termine, che può riassumersi nel comportamento del commissario di bordo, salvato dall'elicottero, e che mi ha ricordano i tantissimi italiani, la stragrande maggioranza, che si stanno rimboccando le maniche per evitare il peggio e se non ci riescono è probabilmente perchè alcune situazioni sono troppo compromesse....

Ma poi penso alla paura dei bambini e degli anziani, a chi non si è salvato, e tutte le mie belle chiacchere analitiche so che si devono spegnere in un rispettoso silenzio.

giovedì 12 gennaio 2012

(Dopo) Un Anno di Facebook

Lo sai, e lo scrissi: ero serenamente contraria a Facebook, temendone le narrate derive adolescenziali, nonchè anche drammatiche... poi, però, come forse sai -ma anche no- da un annetto mi sono evoluta social.

Va detto che il mio nascere ed esistere su Facebook mi creò non poco stravolgimento interiore, con una singolare concomitanza influenzale (che Nadia ex compagna di cuffie forse ricorderà...)...

Ma passata l'influenza da contagio social, piano piano ho cominciato a muovere i primi passi in questa piazza, i cui meccanismi mi erano ben poco chiari. Non che ora sia tanto meglio (soprattutto con le nuove applicazioni o robette tipo i Poke di cui proprio non afferro il senso), ma diciamo che riesco a muovermici senza farmi venire mal di testa.

E devo ammetterlo: Facebook mi diverte: oltre all'ovvio piacere di aver ritrovato persone realmente perse nei bivi della vita, mantenendomi in condatto 'diretto' con chi invece mi è lontano, ho avuto il gusto di conoscere persone nuove (anche se poche). Quello che mi diverte, non è solo il come stai e quattro chiacchere, ma soprattutto la condivisione, non solo dei pensieri - che sì, fanno tanto diario adolescenziale- ma dei link.

Ecco, lo scambio di link e quindi delle informazioni mi diverte tantissimo: vedere come persone 'amiche', ma soprattutto non, si confrontino su cose importanti o su serene amenità, è veramente vedere e vivere in una bella piazza sul mondo.

Sì, lo so, ho scoperto l'acqua calda che fa le rivoluzioni, ma a mia discolpa c'è che quando l'ho scoperta, l'acqua calda, ancora non s'era rivoluzionata...

C'è da dire che il timore per questo strumento mi è rimasto: un po come le automobili, che se le utilizzi male ti ci schianti, così on line sono moderata nell'accettare le amicizie e discreta nel gestirle, infatti continuo a preferire il contatto ananlogico nella vita amicale, ma se on line deve essere, meglio in privato: insomma non voglio complicanze o polemiche sul perchè hai scritto, hai risposto e derivate... insomma, vivo on line, come vivo nel reale.

Dunque dopo poco più di un anno il mio personalissimo bilancio social è positivo, tanto che sto seriamente meditando di twitterarmi e non solo....

lunedì 9 gennaio 2012

Ritorno a Roma nel rosa

Quando ieri in autostrada è comparso il cartello che inequivocabilmente informa i viaggiatori di non essere più in terra di Puglia, io e Valentina, oracolo di Ostuni, abbiamo espresso il nostro disappunto con uno stonatissimo coretto di BUUAAA...

Alle nostre spalle la terra delle radici, dagli ulivi nodosi sulla terra rossa, mentre di fronte, oltre il tratto irpinico, un tramonto eccezionale, che dipingeva di rosa la strada verso la casa quotidiana: Roma.

'Che dici Vale, questo rosa lo prendiamo bene augurante?'
'Assoultamente sì: il futuro sarà roseo', esclamava lei, l'oracolo di Ostuni per eccellenza. Ovviamente è ancora troppo presto per poterti raccontare di come lei fu profetica.

Ma se paiono certe e lampanti le incertezze prossime venture, certa è stata anche la mia -bella e meritata- vacanza in quel del paesino tra gli ulivi nodosi sulla terra rossa.

Tra una Taranto che a capodanno pareva Beirut, e i miei amici giulivi che sempre di più son giulivi amici, i giorni sono trascorsi sereni, pasticciando con le bimbe di un cugino con i loro pennelli, mentre con le bimbe di un altro cugino intorno ad un camino - grande quanto una piccola stanzetta- raccontavo vecchi aneddoti di famiglia... Insomma quel che basta per ricaricare di inchiostro la mia personalissima stilografica rimasta a secco.

E se il futuro incerto è tutto da scrivere, che la stilografica abbia un inchiostro di un bel rosa acceso, così la Valentina oracolo Ostuni potrà dirmi orogliosa:
'Mai dubitare degli oracoli!'