mercoledì 26 settembre 2012

Le Montagne di Avatar sono a Zhangjiajie

Non credevo che le montagne di Avatar esistessero sul serio, come pure pensavo che le immagini montane della tradizionale pittura cinese fossero una sorta di rivisitazione poetica della loro natura.

Ma quando siamo arrivati sulle terrazze panoramiche del parco di Tianzi Mountain, sono rimasta a bocca aperta.

Purtroppo le mie fotografie non riescono a rendere giustizia a panorami che hanno dell'eccezionale. La luce infatti non è stata nostra alleata.
Ciò nonostante è innegabile la poesia di queste colonne di pietra su cui crescono alberi.

Anche dalla cabinovia che ti porta sù in alto lo spettacolo è da levare il fiato, e non solo perchè si passa in mezzo alle montagne, ma perchè si ha l'esatta percezione dell'altezza e se si hanno le mie vertigini è veramente difficile resistere alla tentazione di guardare di sotto, salvo poi spaventarsi stritolando il sedile...

Un paesaggio così unico ed eccezionale che ha meritato l'inserimento nel patrimonio Unesco e che veramente non smette mai di lasciare a bocca a aperta. Terrazza dopo terrazza, scenario dopo scenario, sei lì che ti senti piccolo piccolo difronte tanta meraviglia.

Su e giù tra le scalinate del parco, arrivando a terrazze belvedere, dove il desiderio di fermarcisi tutta la giornata a godere di quella pace è veramente forte. Peccato però che di pace e tranquillità ce ne sia poca: molti i cinesi che si affollano con te sulle terrazze e i loro commenti entusiastici sono molto rumorosi, ma anche questo fa parte del folklore locale...

Ma c'è un altro posto dove persino i rumorosi cinesi rimangono senza fiato: la passerella in pavimento di cristallo, a Tienmen Mountain, posta a non so quanti metri d'altezza.Quella mattina il tempo era brutto e le nuvole avvolgevano tutto... da una parte un vero peccato: abbiamo perso uno spettacolo unico al mondo, ma d' altro canto se tutto non fosse stato così nebbioso, onestamente non so se sarei riuscita a passare (più o meno) serenamente... Considera che la foto qui di fianco è di un tratto di passeggiata non in cristallo, come poi diventerà girato l'angolo della montagna, la cui altezza era forse il triplo di quella che la mia macchinetta è riuscita a riprendere...

E' una delle montagne sacre del Hunan la Tienmen, e infatti non è raro trovare alberi i cui rami sporgenti sul vuoto sono stati adornati di nastri rossi con preghiere scritte in cinese. Anche questa spiritualità così forte regala suggestione e mistero a questa passeggiata sul vuoto. Allora chiudi gli occhi, senti il vento tra gli alberi e immagini qualche campana che diffonde nell'aria suoni bassi e tondi, in perfetto stile orientale. Ed è impossibile non chiedersi come deve essere incredibile il Tibet, se già lì ti senti a un passo dal cielo.


sabato 22 settembre 2012

Le Lanterne Rosse di Fenghuang

Pensieri scritti su sottili palloncini di carta di riso, sollevati in cielo da piccole fiammelle, che si riflettono sul fiume Tuo, confondendosi come lucciole alle altre mille lanterne che illuminano la notte nel centro storico di Fenghuang.

Finalmente eccola lì la Cina del mio immaginario, con i tetti arricciati e le lanterne ad illuminare gli ingressi, tutti con la soglia rialzata, perchè così gli spiriti maligni inciampano e rimangono fuori casa... e l'ho incontrata di sera, la 'mia Cina', illuminata a festa, anche se festa non era. 

E tra quelle mille luci, botteghe artigiane, cuochi all'opera in strada, cineserie di tutti i tipi e fogge, tanti cinesi a spasso che ti guardano stupiti, a volte divertiti nel vedere occidentali a passeggio confusi tra loro, è forte il desiderio di perdersi tra i vicoli, lasciandosi guidare da una lanterna piuttosto che un'altra, ad ammirare misteriosi portali chiusi e magicamente illuminati... ma ligi al protocollo del programma 'accontentarsi' di giocare al tiro a segno con la locale balestra, ridendo della vincita di un bastoncino pulisci orecchie, per poi incontrare lui, il fiume Tuo, che silente attraversa la città, con due file di blocchi paralleli posti per guadarlo a piedi, agili e comodi per chi non ha le mie vertigini e allora si fa accompagnare mano nella mano, cercando di non cadere in acqua quando il traffico pedonale si blocca incrociandosi nei due sensi di direzione...

Poi arriva il giorno e la città vecchia si presenta in tutto il suo splendore di palazzine in legno, ponti coperti e palafitte: seduti ad un 'bar' tra caffè lunghi e pinte di tè al gelsomino bollente, ti guardi introno e ti chiedi come sia possibile che un'antica città cinese ti ricordi Firenze e Venezia, mentre la luce del giorno rivela un fiume vissuto in tutto e per tutto: pesca, turisti in barca, donne al bucato, uomini e ragazzi al bagno e pedoni in attraversamento. In Cina, anche se non potabile, l'acqua è alleata e compagna di vita.

E la prospettiva dal fiume anche è diversa: le palazzine sembrano fragili, pronte a crollare al primo alito di vento, e le lanterne paiono tristi senza la loro anima di luce interna, ed in attesa della notte che le farà brillare ancora.

Ma Fenghuang non è solo una città storica, è anche una ridente cittadina moderna nell'area della minoranza etnica Miao: passeggiando nelle strade vedi una cosa rara: tante donne incinte e tanti bambini con adorabili musetti curiosi di te, dei tuoi grandi occhi tondi e del tuo naso immenso, con le mamme che si fermano a sorriderti, e cercano di convincere il piccolo miao che non siamo esseri alieni di un altro mondo, anche se forse i piccoli miao hanno ragione...

E mentre la vita a Fenghuang scorre come in tutte le cittadine di provincia del mondo, con le donne e i bimbi al mercato, gli anziani a giocare in strada o simil 'bar', mentre le automobili non hanno alcuna intenzione di parti passare, anche se sei sulle strisce, le lanterne rosse dondolano dolcemente, guardiane di un passato che sopravvive nelle loro luci notturne.

giovedì 20 settembre 2012

A Spasso in Hunan

In Cina. Che già detta così è evocativa di chissà quali paesaggi e scenari suggestivi. Poi vai a cercare nella cartina dove di preciso andrai e la curiosità diventa ancora più forte...

Nazione strana la Cina, dove il passato sopravvive negli angoli delle strade, nel protocollo ufficiale e negli occhi a mandorla che il più delle volte ti guardano di sottecchi... Sì perchè a un certo punto, precisamente nelle strade di Fenghuang, eravamo gli unici occidentali, e da come erano curiosi, forse anche rari.

Anche perchè non è semplice muoversi in certe zone della provincia. Noi avevamo un simpatico autista, che rappresentava il prototipo del guidatore cinese: spericolato. Bravo, eh, ma spericolato. Tanto che ancora adesso mi domando come abbia fatto ad evitare un paio di frontali: un esempio? Sorpassi in curva, eleganti e disinvolti, sia che si stesse in città, sia che si stesse in stradine di montagna. Se poi eravamo pedoni, non eravamo più sicuri: senza semaforo è praticamente impossibile attraversare anche sulle strisce.

Spericolati al volante, ma assolutamente privi di elasticità mentale. Se in questo viaggio ho fatto la brava e mi sono mantenuta nel gruppo, senza smaterializzarmi dietro a qualche angolo alla ricerca dell'essenza perfetta del luogo, il mio italico estro ha inconsapevolmente messo in difficoltà la guida, la nostra delegazione e temo anche il gruppo totale delle delegazioni... questo il fatto: eravamo a Changsha e dovevamo passare una notte a Chenzhou, per l'inaugurazione del Festival che ci aveva portati lì, ma il giorno dopo dovevamo ritornare nello stesso hotel di partenza. Sicchè senza starmi a portare armi e bagagli, decido d'infilare l'essenziale nella sacca del laundry, che tanto il giorno dopo l'avrei riportata. Solo quando erano ormai oltre 20 minuti che la nostra guida parlottava nella lobby, m'è venuto il dubbio che fosse la mia pensata creativa a creare problemi. Ed infatti ero io. E' finita che mi hanno dato una bustina in simil cotone per le scarpe al posto della laundry...

Peggio però è andata al buon Paolo, che involontariamente ha bloccato persino la cerimonia d'inaugurazione stessa: dovevamo muoverci in blocco, come tanti cinesini ben organizzati, ma per errore della guida che non ha comunicato i tempi, lui se l'è presa comoda, portando un ritardo alla macchina operativa di circa 20 minuti.... Che poi, la cerimonia stessa è stata interrotta da un diluvio universale che ci ha visti correre via, in strade letteralmente allagate, mentre io e Sandra ridevamo con le lacrime agli occhi, e ringraziavamo l'efficienza cinese che aveva portato sulle sedie robusti impermeabili di pura plastica, spero riciclata.

Però il riciclo non sembra ancora nelle loro corde, come neanche il risparmio energetico: arrivati di notte abbiamo subito visto come i profili dei grattacieli siano allegramente sottolineati da file di lampadine, mentre le strade commerciali di grande richiamo ricordano Piccadilly Circus. Eppure c'è da dire che si sono fatti in quattro per noi, cercando di assecondarci in tutto, anche rispedendomi in altro albergo il carica batteria del cellulare dimenticato in non so più quale hotel. Da lì la nostra guida, Sirya, è diventata la nostra Super Sirya.

Infatti all'inizio si era dimostrata distratta e poco entusiasta di stare con noi, arrivando anche ad essere estremamente sgarbata con le altre rappresentanti che ci erano assegnate: probabilmente si trattava della solita competitività femminile, perchè quando non ha più dovuto dividere il palco, è diventata veramente brava, tanto da diventare super.

In tutto ciò però eravamo incastrati in orari e appuntamenti ufficiali, in luoghi che dell'immaginario che puoi avere della Cina, proprio non c'entravano nulla. Incastrati in conferenze stampa di due ore in perfetto mandarino senza traduzione, con giornalisti locali che russavano sonoramente e l'ironia di Giuseppe che ci ha accompagnato per tutto il viaggio.... Al terzo giorno ormai disperavo di trovare qualcosa di 'autentico', tanto da mettermi a disegnare le rare case tradizionali che il treno ad alta velocità non mi permetteva di fotografare...

Ma poi le speranze le ho ritrovate arrivando prima nella città di Fenghuan, e dopo a Zhangjiajie, che però solo in Italia finalmente sono riuscita ad associare alla pronuncia di Ciangiagè, con somma disperazione di Alessio, ufficio stampa dell'Ente ospitante, che ha avuto il merito, non solo di portarci in questo incredibile fazzoletto di terra, ma anche di avermi ricordato pensieri e parole seppelliti nella memoria.

Ma se penso a questo viaggio, ancora vivo nella memoria, sono i suoni che mi tornano alla mente: dai mistici gong delle rappresentazioni tradizionali, ai grilli che coralmente musicavano le notti, passando per il vento tra gli alberi del parco di Tianzi Mountain, fino al sottile strofinio dei pennelli a dipingere ideogrammi (o pittogrammi, o ...?) cinesi su grandi fogli... ma penso soprattutto al nostro Jingle Bells sparato a palla nelle strade di Fenghuang dal camioncino pulisci strada (che di fatto la allagava). Indimenticabile.

Come indimenticabili sono le usanze igieniche sanitarie dei cinesi, che preferisco qui tacere, ma che se decidi di muoverti nella provincia meno turistica della Cina, devi mettere in conto e rispettare. Ma abituati anche ai modi cinesi sgraziati e urlanti, ben oltre i limiti dell'occidentale educazione. E' bene infatti che tu faccia lo sforzo di mettere da parte le tue abitudini, e di guadare alle loro senza pregiudizi, pena: la possibilità di perderti i sorrisi dei bambini che ti guardano come se fossi un marziano -cosa di fatto sei - e l'entusiasmo degli adulti che sono proprio felici di accoglierti nella loro terra.

Ma anche la bellezza dei suoi paesaggi, però questo è un altro post.


l'immagine della cartina è presa da wikipedia.



giovedì 6 settembre 2012

Il Genio della Valigia

I viaggi cominciano sempre così, dalla presa della valigia. Il trolley in cima l'armadio, coperto da un telo di plastica per evitare la polvere, una scaletta per recuperarla e la gatta che corre a nascondersi offesa perchè sa che stai partendo.

Poi, aprire il trolley è un po come aprire lo scrigno dei paesi lontani... come per magia, i ricordi dei viaggi già fatti puoi vederli quasi come vedresti uscire un genio dalla lampada: fumoso e colorato, solo che questo è il Genio della Valigia. E si manifesta evocando le immagini delle altre partenze, in cui c'è sempre la tua fedele valigia, compagna di traversate in rare automobili, su tanti treni, o più spesso in volo, su grandi aerei intercontinentali, o piccoli tipo Cessna, a spasso su strade asfaltate in Europa o vialetti sterrati in Kenya o Nicaragua. Sempre con te, e per grazia divina mai smarrita su qualche nastro trasportatore verso altre destinazioni (ma non diciamolo troppo ad alta voce, che c'è sempre una prima volta).

Finito l'effetto nostalgico, il Genio della Valigia lo vedi che biricchino si appoggia sul bordo della valigia e ti soffia in faccia la polvere luminosa dell'emozione da prossima partenza.

Con i vestiti e le utility varie sparse sul letto intorno al trolley aperto, già ti sembra di vedere i posti che ancora non conosci, ti sembra di vivere le emozioni che ancora non hai provato, di aver imparato a conoscere persone di cui ora ignori l'esistenza... e l'impazienza cresce, tanto da distrarti nel 'fare la valigia'.

Così ti concentri sulle maglie da piegare bene, i pantaloni comodi e quelli per ogni occasione, la biancheria e il kit di medicina d'emergenza vicino al beauty, le scarpe da trekking e tacco 12, dovesse mai esserci una cena importante. Senza dimenticare l'adattatore, i vari carica batterie, le macchine fotografiche -digitale e a pellicola- e il diario di viaggio... ma queste sono tutte cose da zaino a mano: non sfidiamo la fortuna. 

Quando è tutto pronto, ordinato e sistemato, è il momento che il Genio della Valigia torna a farsi vedere, facendo capriole e piroette scintillanti: è la tua gioia, l'emozione per ripartire all'avventura che lo fa volteggiare, per poi tuffarsi tra i tuoi panni, mentre chiudi il trolley pronto e pensi che sì, i viaggi cominciano dalla presa della valigia.




martedì 4 settembre 2012

La Chiesa s'è Persa nei Secoli

'La chiesa è indietro di 200 anni', parola di Cardinal Martini, di cui personalmente sentirò molto la mancanza, ma che nel mondo strettamente cattolico non ha avuto tante simpatie, proprio per queste sue dichiarazioni così progressiste. Tant'è che ieri sera Antonio Socci, giornalista cattolico, ospite della prima puntata de L'Infedele, ha detto a Lerner che 'in questa frase c'è tutto l'errore di Martini', perchè la chiesa non deve essere contemporanea, ma rimanere ferma 2000 anni fa. Ovvero Martini s'era perso uno zero e a me son venuti i brividi.

Una chiesa ferma a 2000 anni fa significa una società simile a quella islamica, dove il testo sacro è incriticabile e non interpretabile, dove le donne sono nulla... ma poi ho pensato che la dichiarazione di Socci, nel suo voler essere provocatoria, a ben pensare non è così fuori logica.

La chiesa come la conosciamo oggi, con i suoi dogmi, le sue regole, le sue logiche, è il frutto di una serie di passaggi storici: esempio su tutti il Concilio di Lione, che nel 1274 stabilì l'esistenza del Purgatorio. Nota bene: hanno 'inventato' il Purgatorio 1274 anni dopo Gesù: di fatto nel corso dei secoli un gruppetto di uomini auto incensati di Spirito Santo, ha portato la chiesa ad avere le attuali regole...

Alla fine, mi sembra che progressisti e reazionari cattolici concordino su una cosa: così com'è la chiesa non funziona perchè s'è persa nel corso dei secoli. 






sabato 1 settembre 2012

L'Attimo che ti Cambia la Vita

Di solito non te ne accorgi quando la vita cambia: una mattina ti svegli e capisci che le cose sono cambiate,  che la tua vita non sarà mai più come prima, e magari rimani confuso e disorientato, cercando di capire come e perchè accade. Ma se dovessi guardarti indietro per comprendere il quando e come, ti accorgeresti che non sei capace di farlo: come granelli di sabbia, piccoli eventi si sono sommati, sovrapponendosi lentamente, così da modificare la tua vita, come una duna modifica il deserto.

Ma ci sono altre volte, per la verità più rare, in cui lo vedi l'attimo esatto che ti cambia la vita. Ha una forma fisica quell'attimo, ed è la forma che avrà poi nei tuoi ricordi, che magari corrisponde a delle nuvole che corrono veloci in cielo, o il paesaggio urbano da sopra una scalinata, o il viso di una persona. Perchè quando hai consapevolezza che da quel momento le cose non saranno mai più come prima, ciò che ti circonda diventa la scenografia del tuo personalissimo spartiacque. E ti porta nella dimensione del cambiamento stesso, nel suo 'dentro' ... un po come un surfista che attende l'onda perfetta, quella della vita, e poi, d'improvviso se la sente sotto la tavola, e gli tremano i polsi, perchè non può più allenarsi, prepararsi, può solo cavalcarla dando il meglio di sè.

Ed è inebriante. 
Perchè l'attimo che ti cambia la vita è pieno di promesse, che solo tu puoi mantenere.