lunedì 29 novembre 2010

Bomba di Profondità

E così i files di WikiLeaks sono stati pubblicati...
Sono un po perplessa: sull'Italia non hanno detto nulla di nuovo. "Incapace, vanitoso ed inefficace come leader di europeo moderno": così Elizabhet Dibble parla del nostro premier Berlusconi, definendolo anche "portavoce di Putin in Europa". Amicizia, quella tra Berlusconi e Putin tenuta tra l'altro sotto osservazione da Hilary Clynton. Insomma niente di nuovo, nessuna bomba per il Paese, ad eccezion fatta, si intende, per l'ego del premier... che oggi definisce la Dibble come "funzionaria di terzo grado". Come se un funzionario di terzo grado non potesse essere intelligente e ragionare autonomamente... Ma sullo stesso articolo di Repubblica leggo un'interessante citazione di Guzzanti padre, in cui "parla di una zona grigia di scambi, di regali ed i affari, non soltanto tra Berlusconi e Putin, ma in un gruppo di persone che comprende anche l'ex presidente tedesco Schroeder (oggi presidente di Gazprom Germania), il primo ministro turco Erdogan, Gheddafi e di striscio anche il venezuelano Chavez".*

Insomma in Italia niente di nuovo sul fronte interno. Più seria, invece è la rivelazione che i paesi arabi avrebbero chiesto agli Usa un intervento armato contro l'Iran e la sua politica nucleare... ecco questo magari sì che è più potente come scossa, tant'è che Israele s'è affrettata a dire una cosa del tipo: "ecco, hai visto, non siamo noi la minaccia nel medio oriente!"

Probabilmente ha ragione il "maestro" Mentana quando parla di bombe di profondità: solo col tempo si scoprirà la reale portata di questa esplosione di notizie.

*www.repubblica.it/esteri/2010/11/29/news/reazioni_italiane-9636993/?ref=HRER3-1
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domenica 28 novembre 2010

Bomba o non bomba

Scoppierà la bomba WikiLeaks?
Per orari strani di lavoro al mio allegro call center, erano giorni che non vedevo nessun Tg, neanche quello del "maestro" Mentana. Sicchè poco fa mi collego a Republica.it* e leggo il titolo di apertura: "WikiLeaks attesa di tutto il mondo. Pdl: una nuova forma di terrorismo". E penso: questo è Cicchitto che parla. Entro nel link e scopro che ho ragione: Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera, ritiene che alcuni media facciano attività terroristica "che per certi aspetti può essere molto più efficace di quello tradizionale". Sicchè, mi dico, siamo a questo: la verità è terrorismo.

Poi, però, leggo un commento che arriva da Londra: si temono ripercussioni islamiche. E questo potrebbe essere più sensato come ragionamento, soprattutto se certe informative sono state scritte non in 'burocratese', ma in 'confidenzialese'... in quel caso un risentimento del mondo islamico moderato sarebbe anche lecito...

Insomma eccoci al Grande Dubbio Etico: i media hanno il diritto di pubblicare tutto-tutto? L'opinione pubblica deve essere informata e formata sui fatti, ma... Se esiste, come in questo caso, il pericolo di crisi diplomatiche, con esiti difficilmente prevedibili, il giornalista non dovrebbe gestire le notizie in modo tale da trovare un compromesso?

La verità è che ora come ora non riesco a trovare una risposta: ignoro i contenuti degli oltre 4 mila files che scottano...
Vediamo stasera che succede, se sarà bomba o non bomba...

*http://www.repubblica.it/index.html?refresh_ce
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martedì 23 novembre 2010

Disneyland

Dimentica di essere adulto, e ricomincia a giocare. Questo dovrebbe essere scritto all'ingresso di Disneyland Paris.

Entrare in questo parco è come entrare in un film di Disney, e poco importa che sei grande e grosso e sai benissimo che è tutto finto, perchè lì, lo dimentichi.
Notoria è la mia passione per i draghi: immagina dunque la povera Valentina -che già a Notre Dame ha sopportato le mie risate insensate-, a Disneyland ha temuto che mi mettessi a fare le coccole all'eccezionale drago nella grotta vicino al castello della Bella Addormentata nel Bosco...
Il clima natalizio, il cielo coperto, la neve finta che cadeva, hanno poi finito di uccidere la razionalità: ho scritto la letterina a Babbo Natale, mi sono fatta una foto con Topolino, facendo quasi i capricci perchè volevo Paperino, che chissà dov'era in quel momento... e con Valentina ci siamo perse nel labirinto di Alice...

Poi ti fermi un momento e guardi gli altri ospiti del parco, e ti accorgi di come i bimbi, che dovrebbero essere i più estasiati e meravigliati, si muovano con tanta allegria, sì, ma come se fosse tutto normale. Il vero spettacolo siamo noi adulti, con il naso per aria, increduli che la fantasia possa diventare realtà.
Mi sono convinta che portare i bambini a Disneyland sia solo un alibi: quelli che si divertono di più sono gli adulti.
Provare per credere ;-)
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sabato 20 novembre 2010

Due ore a Parigi

Due ore, solo due ore per capire che sono irrimediabilmente innamorata di Parigi.

La storia è questa: sempre (e solo) per un viaggio stampa, dovevo andare a Disneyland Paris, che già di suo è un viaggio carino. Ma io non ero mai stata a Parigi. Anzi a dirla tutta, io della Francia conosco solo Cannes. Sicchè non potevo non tentare di andare: proprio mi era insostenibile il pensiero di essere a 30 minuti da Parigi e non andare a vederla...

Così l'anarchica che è in me ha contattato Valentina (che doveva venire a Disneyland, ma era già a Parigi), ed ha avvertito chi di dovere; poi arrivata ad Orly, ho mollato il gruppo e con il mio analfabestismo internazionale, sono scappata in città.

Prima di partire avevo studiato il tragitto da fare, ma di fatto sapevo solo che in aeroporto dovevo prendere un trenino chiamato RER, e che dovevo arrivare a Chatelet. In realtà è stato facile trovare il trenino e capire che dovevo scendere ad Antony; un po meno semplice accertarmi che il minuscolo biglietto per il treno fosse valido anche per il metrò, e sopratutto, se il binario su cui ero finita era quello giusto per me... sicchè mi avvicino ad una francesina, che più francesina non poteva essere, e le sfodero le venti parole d'inglese che conosco: "Sorry, a information, please. I have this tiket: is good for metrò? And this train is good for Chatelet?" La tipa mi guarda un pò perplessa e mi risponde un oui molto poco convito... decido di salire dietro a lei sul metrò, intanto arrrivato. Era la giusta direzione, ma il mio timore rimaneva, perchè a Parigi per uscire dal metrò devi timbrare nuovamente il biglietto, altrimenti rimani lì... ma anche l'uscita è andata liscia.

Nonostante avessi trolley al seguito e lo zaino in spalla, ero felice come una bimba: già dal trenino avevo capito di essere irrimediabilmente innamorata di Parigi: tutte quelle casette col tetto a spiovente e i lucernai, gli abbaini, i comignoli dei camini... un incanto.

Ritrovarmi nel cuore di Parigi è stato un sogno: la prima cosa che mi ha colpito è stata la luce. Tutto era inondato di una luce dorata, calda, nonostante facesse molto freddo per il mio italico clima. Le nuvole grige avevano lasciato uno spiraglio al sole che tramontava. Notre Dame sembrava essere stata scolpita nell'oro, con le torri incomplete di guglie che si stagliavano contro il cielo grigo-blu... Valentina che mi aspettava all'uscita del metrò ha potuto solo rimanere stupita dalla mia sindrome di Stendhal manifestatasi con risate insensate... Ma dentro Notre Dame è forse ancora più emozionante, con le sue navate altissime, che sembrano sfidare la gravità...

Il tempo era poco, così ci siamo accontentate di una passeggiata sul lungo Senna, sino al museo d'Orsey, dove abbiamo attraversato il ponte, fotograto la Torre Eiffel da lontano, e passeggiato tra i giardini delle Tuileries e il Louvre. Per la cronaca la piramide di vetro è proprio un pugno nell'occhio. Da lì siamo scese in metrò, per risalire sugli Champ d'Elisee, andando a prendere i suoi bagagli.

Due ore, solo due ore per capire che sono irrimediabilmente innamorata di Parigi. Sarà stata la luce magica, sarà stata la gran voglia che avevo di vederla, ma l'atmosfera parigina mi ha stregato. In metrò guardavo i tetti della case, e immaginavo Modigliani, Monet e gli altri, a dipingere nei sottotetti... li ho invidiati, capendo come Parigi inevitabilmente abbia attirato tanti pittori, e come essi vivendoci, si siano spesso persi in quell'atmosfera.

A me son bastate solo due ore.

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martedì 9 novembre 2010

RaiTre e il coraggio della cultura

Bello.
Veramente bello lo spettacolo di Fazio e Saviano, Vieni Via con Me, ieri su RaiTre. Sobrio, oserei dire anche elegante, senza donnine succinte, ma neanche vallette rassicuranti. Della serie: una televisione diversa, nuova. Oppure vecchia, di quando il servizio pubblico era solo servizio pubblico, non asservito alle logiche di mercato e di share?
Ad ogni modo è stato un successo, RaiTre ha dimostrato di avere il coraggio della cultura, agli italiani è garbato, e questo è l'importante.

Eccezionale Benigni, importante Saviano, sebbene l'originalità che io ho maggiormente apprezzato, sia stata negli elenchi sulle cose che non vanno. Penso sopratutto a quello sui motivi per andar via dall'Italia, controcantato dai motivi per rimanere...
Quello che mi ha più ferito è stato l'elenco sui ministri europei della cultura, di Spagna, Francia, Germania e Italia: riferite le dichiarazioni di come la cultura sia importante, anche per l'economia (in Spagna è il 4% del Pil), con investimenti importanti; unica voce fuori dal coro il nostro Bondi -così cita Saviano-, che dice di non voler chiedere l'elemosina a Tremonti, il quale -cita Fazio-, si farebbe panini con la Divina Commedia.
Tant'è che Pompei sta crollando per la seconda volta nella sua storia unica e millenaria. Ed infatti foto del crollo della casa dei gladiatori hanno fatto spesso da sfondo allo spettacolo.

In chiusura Claudio Abbado ha spiegato come la cultura possa salvare dalla povertà e dal disagio sociale; di come come sia lo strumento per giudicare chi ci governa. Lo so, sembra retorica, ma è vero, la cultura rende liberi.
E il bello è che neanche bisogna crederci per cominciare l'avventura della-nella cultura, basta provare, cominciare anche per noia, o per staccare la spina da altri pensieri... insomma anche per puro egoismo.

E scoprirai come la cultura sia la più bella delle droghe.
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giovedì 4 novembre 2010

Tu sei italiana... ?

"Ah, tu sei italiana?! Bello il tuo Paese, ma non capisco come avete potuto votare Berlusconi".

Ecco, questo è quanto mi ha detto l'americano Josè, quando ero in Guatemala. E' stato difficile da spiegare, soprattutto cercando di essere obiettiva. Fortuna che l'interlucutore parla molto bene l'italico idioma e per una storica simpatia per l'Italia, segue le nostre vicende interne. Però, più spiegavo, più le sue espressioni erano incredule: come fai a spiegare che Berlusconi incarna tutti i desideri repressi di una fetta della nostra società furbetta e arrivista? Non lo spieghi, ci provi, ma non riesci, perchè son cose che puoi trasmettere solo a chi conosce intimamente - oserei dire - la società, ma anche e soprattutto, la storia italiana.

Morale: mi sono sentita un'italiana piccola piccola, schiacciata dall'ingombrate ombra del nostro Primo Ministro, all'estero molto discusso, e non in termini adulatori... La verità è che se da una parte ero felice di poter parlare della mia Italia, orgogliosa della mia nativa nazionalità, d'altro canto, e proprio per quell'orgoglio, me ne son vergognata.

Credimi: non è un bel sentire vergognarsi del proprio Paese, mentre oltre oceano cerchi di parlarne comunque bene.

L'unica cosa che ho potuto fare è stato prendere atto che in quel preciso momento, agli occhi dell'interlocutore, io ero l'Italia, e quindi agire e parlare di conseguenza. Così che almeno l'americano, o canadese, o ... potesse pensare che non siamo tutti uguali noi italiani.