sabato 20 novembre 2010

Due ore a Parigi

Due ore, solo due ore per capire che sono irrimediabilmente innamorata di Parigi.

La storia è questa: sempre (e solo) per un viaggio stampa, dovevo andare a Disneyland Paris, che già di suo è un viaggio carino. Ma io non ero mai stata a Parigi. Anzi a dirla tutta, io della Francia conosco solo Cannes. Sicchè non potevo non tentare di andare: proprio mi era insostenibile il pensiero di essere a 30 minuti da Parigi e non andare a vederla...

Così l'anarchica che è in me ha contattato Valentina (che doveva venire a Disneyland, ma era già a Parigi), ed ha avvertito chi di dovere; poi arrivata ad Orly, ho mollato il gruppo e con il mio analfabestismo internazionale, sono scappata in città.

Prima di partire avevo studiato il tragitto da fare, ma di fatto sapevo solo che in aeroporto dovevo prendere un trenino chiamato RER, e che dovevo arrivare a Chatelet. In realtà è stato facile trovare il trenino e capire che dovevo scendere ad Antony; un po meno semplice accertarmi che il minuscolo biglietto per il treno fosse valido anche per il metrò, e sopratutto, se il binario su cui ero finita era quello giusto per me... sicchè mi avvicino ad una francesina, che più francesina non poteva essere, e le sfodero le venti parole d'inglese che conosco: "Sorry, a information, please. I have this tiket: is good for metrò? And this train is good for Chatelet?" La tipa mi guarda un pò perplessa e mi risponde un oui molto poco convito... decido di salire dietro a lei sul metrò, intanto arrrivato. Era la giusta direzione, ma il mio timore rimaneva, perchè a Parigi per uscire dal metrò devi timbrare nuovamente il biglietto, altrimenti rimani lì... ma anche l'uscita è andata liscia.

Nonostante avessi trolley al seguito e lo zaino in spalla, ero felice come una bimba: già dal trenino avevo capito di essere irrimediabilmente innamorata di Parigi: tutte quelle casette col tetto a spiovente e i lucernai, gli abbaini, i comignoli dei camini... un incanto.

Ritrovarmi nel cuore di Parigi è stato un sogno: la prima cosa che mi ha colpito è stata la luce. Tutto era inondato di una luce dorata, calda, nonostante facesse molto freddo per il mio italico clima. Le nuvole grige avevano lasciato uno spiraglio al sole che tramontava. Notre Dame sembrava essere stata scolpita nell'oro, con le torri incomplete di guglie che si stagliavano contro il cielo grigo-blu... Valentina che mi aspettava all'uscita del metrò ha potuto solo rimanere stupita dalla mia sindrome di Stendhal manifestatasi con risate insensate... Ma dentro Notre Dame è forse ancora più emozionante, con le sue navate altissime, che sembrano sfidare la gravità...

Il tempo era poco, così ci siamo accontentate di una passeggiata sul lungo Senna, sino al museo d'Orsey, dove abbiamo attraversato il ponte, fotograto la Torre Eiffel da lontano, e passeggiato tra i giardini delle Tuileries e il Louvre. Per la cronaca la piramide di vetro è proprio un pugno nell'occhio. Da lì siamo scese in metrò, per risalire sugli Champ d'Elisee, andando a prendere i suoi bagagli.

Due ore, solo due ore per capire che sono irrimediabilmente innamorata di Parigi. Sarà stata la luce magica, sarà stata la gran voglia che avevo di vederla, ma l'atmosfera parigina mi ha stregato. In metrò guardavo i tetti della case, e immaginavo Modigliani, Monet e gli altri, a dipingere nei sottotetti... li ho invidiati, capendo come Parigi inevitabilmente abbia attirato tanti pittori, e come essi vivendoci, si siano spesso persi in quell'atmosfera.

A me son bastate solo due ore.

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1 commento:

Anonimo ha detto...

....e lo sarà sempre , io ci sono stato quattro volte e la magia è sempre la stessa...edo