giovedì 20 settembre 2012

A Spasso in Hunan

In Cina. Che già detta così è evocativa di chissà quali paesaggi e scenari suggestivi. Poi vai a cercare nella cartina dove di preciso andrai e la curiosità diventa ancora più forte...

Nazione strana la Cina, dove il passato sopravvive negli angoli delle strade, nel protocollo ufficiale e negli occhi a mandorla che il più delle volte ti guardano di sottecchi... Sì perchè a un certo punto, precisamente nelle strade di Fenghuang, eravamo gli unici occidentali, e da come erano curiosi, forse anche rari.

Anche perchè non è semplice muoversi in certe zone della provincia. Noi avevamo un simpatico autista, che rappresentava il prototipo del guidatore cinese: spericolato. Bravo, eh, ma spericolato. Tanto che ancora adesso mi domando come abbia fatto ad evitare un paio di frontali: un esempio? Sorpassi in curva, eleganti e disinvolti, sia che si stesse in città, sia che si stesse in stradine di montagna. Se poi eravamo pedoni, non eravamo più sicuri: senza semaforo è praticamente impossibile attraversare anche sulle strisce.

Spericolati al volante, ma assolutamente privi di elasticità mentale. Se in questo viaggio ho fatto la brava e mi sono mantenuta nel gruppo, senza smaterializzarmi dietro a qualche angolo alla ricerca dell'essenza perfetta del luogo, il mio italico estro ha inconsapevolmente messo in difficoltà la guida, la nostra delegazione e temo anche il gruppo totale delle delegazioni... questo il fatto: eravamo a Changsha e dovevamo passare una notte a Chenzhou, per l'inaugurazione del Festival che ci aveva portati lì, ma il giorno dopo dovevamo ritornare nello stesso hotel di partenza. Sicchè senza starmi a portare armi e bagagli, decido d'infilare l'essenziale nella sacca del laundry, che tanto il giorno dopo l'avrei riportata. Solo quando erano ormai oltre 20 minuti che la nostra guida parlottava nella lobby, m'è venuto il dubbio che fosse la mia pensata creativa a creare problemi. Ed infatti ero io. E' finita che mi hanno dato una bustina in simil cotone per le scarpe al posto della laundry...

Peggio però è andata al buon Paolo, che involontariamente ha bloccato persino la cerimonia d'inaugurazione stessa: dovevamo muoverci in blocco, come tanti cinesini ben organizzati, ma per errore della guida che non ha comunicato i tempi, lui se l'è presa comoda, portando un ritardo alla macchina operativa di circa 20 minuti.... Che poi, la cerimonia stessa è stata interrotta da un diluvio universale che ci ha visti correre via, in strade letteralmente allagate, mentre io e Sandra ridevamo con le lacrime agli occhi, e ringraziavamo l'efficienza cinese che aveva portato sulle sedie robusti impermeabili di pura plastica, spero riciclata.

Però il riciclo non sembra ancora nelle loro corde, come neanche il risparmio energetico: arrivati di notte abbiamo subito visto come i profili dei grattacieli siano allegramente sottolineati da file di lampadine, mentre le strade commerciali di grande richiamo ricordano Piccadilly Circus. Eppure c'è da dire che si sono fatti in quattro per noi, cercando di assecondarci in tutto, anche rispedendomi in altro albergo il carica batteria del cellulare dimenticato in non so più quale hotel. Da lì la nostra guida, Sirya, è diventata la nostra Super Sirya.

Infatti all'inizio si era dimostrata distratta e poco entusiasta di stare con noi, arrivando anche ad essere estremamente sgarbata con le altre rappresentanti che ci erano assegnate: probabilmente si trattava della solita competitività femminile, perchè quando non ha più dovuto dividere il palco, è diventata veramente brava, tanto da diventare super.

In tutto ciò però eravamo incastrati in orari e appuntamenti ufficiali, in luoghi che dell'immaginario che puoi avere della Cina, proprio non c'entravano nulla. Incastrati in conferenze stampa di due ore in perfetto mandarino senza traduzione, con giornalisti locali che russavano sonoramente e l'ironia di Giuseppe che ci ha accompagnato per tutto il viaggio.... Al terzo giorno ormai disperavo di trovare qualcosa di 'autentico', tanto da mettermi a disegnare le rare case tradizionali che il treno ad alta velocità non mi permetteva di fotografare...

Ma poi le speranze le ho ritrovate arrivando prima nella città di Fenghuan, e dopo a Zhangjiajie, che però solo in Italia finalmente sono riuscita ad associare alla pronuncia di Ciangiagè, con somma disperazione di Alessio, ufficio stampa dell'Ente ospitante, che ha avuto il merito, non solo di portarci in questo incredibile fazzoletto di terra, ma anche di avermi ricordato pensieri e parole seppelliti nella memoria.

Ma se penso a questo viaggio, ancora vivo nella memoria, sono i suoni che mi tornano alla mente: dai mistici gong delle rappresentazioni tradizionali, ai grilli che coralmente musicavano le notti, passando per il vento tra gli alberi del parco di Tianzi Mountain, fino al sottile strofinio dei pennelli a dipingere ideogrammi (o pittogrammi, o ...?) cinesi su grandi fogli... ma penso soprattutto al nostro Jingle Bells sparato a palla nelle strade di Fenghuang dal camioncino pulisci strada (che di fatto la allagava). Indimenticabile.

Come indimenticabili sono le usanze igieniche sanitarie dei cinesi, che preferisco qui tacere, ma che se decidi di muoverti nella provincia meno turistica della Cina, devi mettere in conto e rispettare. Ma abituati anche ai modi cinesi sgraziati e urlanti, ben oltre i limiti dell'occidentale educazione. E' bene infatti che tu faccia lo sforzo di mettere da parte le tue abitudini, e di guadare alle loro senza pregiudizi, pena: la possibilità di perderti i sorrisi dei bambini che ti guardano come se fossi un marziano -cosa di fatto sei - e l'entusiasmo degli adulti che sono proprio felici di accoglierti nella loro terra.

Ma anche la bellezza dei suoi paesaggi, però questo è un altro post.


l'immagine della cartina è presa da wikipedia.



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