martedì 14 dicembre 2010

Un giorno a Sana'a


"Nessuno di noi salirebbe mai su un taxi che va di retro marcia in una rotatoria del centro di Milano, guidato da un drogato e con lo sportello laterale aperto, a mezzanotte. Soprattutto senza avere con sé i propri documenti. Eppure lo stiamo facendo a Sana'a. In Yemen".

La situazione assurda e paradossale, nonchè assolutamente ilare, così fu sintetizzata da Ferruccio, l'uomo del Kenya, rendendosi conto che con altri sei incoscienti italici viaggiatori stava vivendo la vera Sana'a.

Tutto cominciò da un invito di Yemenia Airways per andare in Kenya, con relativo ed interessante stop over in questa incredibile città... ma...

Arrivati gli italici viaggiatori si aggiravano sconsolati ed ignoranti -nonchè ignorati- su cosa e come fare, stupiti e divertiti di trovare un cinese che pure girava sconsolato ed ignorante, ma solo e reietto, cercando di capire come uscire da quell'improbabile scalo. Ad un certo punto agli italici furono trattenuti i passaporti come prassi comune per chi entra senza visto, senza però rilasciare un qualsivoglia foglietto che legittimava la loro presenza lì, e soprattutto senza attestare che i preziosissimi documenti sarebbero stati resi... ma tant'è, quando si è in ballo si balla la musica che suona, così ecco gli italici viaggiatori alla mercè di un tizio sconosciuto che li prende in consegna. Al seguito avevano il povero cinese a cui la porta del nostro pulmino fu allegramente sbattuta in faccia, perchè il suo hotel non era quello degli italici viaggiatori. Si narra che stia ancora aggirandosi per l'aeroporto.

Vagamente rasserenati, i nostri furono ben presto abbandonati dall'accompagnatore, che scense lungo la via, lasciandoli soli con l'autista. Soli, in terra yemenita, senza sapere il nome dell'hotel, e senza -ovviamente- i documenti. Ma i timori furono presto fugati: il pulmino imboccò uno splendido vialetto buio e sporco, in piena periferia, per lasciarli nello splendido resort dello Sky Home, dove approdarono ben oltre l'ora di cena. Tant'è che evidentemente, chi aveva organizzato, aveva pensato di tenerli a salutare digiuno: a letto senza cena, colpevoli di chissà quale marachella.... ma agli italici viaggiatori togli tutto tranne da mangiare, così decisero di andare a procurarsi cibo nelle vie attigue. Ma prima bisogna appropriarsi delle suite a loro riservate. Splendide camere, con vista su simil discarica, sporche come mai s'era visto in anni di viaggi. Molti di loro si lavarono solo in terra kenyota. Sempre più sconsolati gli italici viaggiatori scortati da una guardia di servizio assaltarono un piccolo negozietto di merendine, da cui uscirono sicuramente coglionati sul costo complessivo, ma carichi succhi di frutta, acqua, merendine, tuc, cornetti e utide udite, la mitica ed inimitabile Nutella. La lauta cena fu così consumata nel ricco ristorante dello splendido resort dello Sky Home. A pancia relativamente piena andarono a dormire, mettendosi a letto vestiti, non solo per le lenzuola già usate, ma per il freddo pungente. Il giorno propose una delle colazioni più squallide mai servite, con il the in bicchieri di plastica.

Questo è stato l'impatto avuto con Sana'a, città che mai avrei creduto di visitare -ma molto sognata-, che in quel momento mi sembrava un piccolo imcubo. Il programma prevedeva la visita della città, partendo dai dintorni. Così, colui che la notte aveva lavorato alla concierge, ci ha accompagnato nel giro. A Wadi Dhar, nei pressi del Palazzo sulla Roccia, abbiamo scoperto l'esistenza del qat, droga nazionale in forma di erba, i cui abitanti ruminano in continuazione. Ma abbiamo anche cominciato a scoprire il fascino dell'architettura yemenita. Dopo finalmente, la città di Sana'a ci ha spalancato le sue braccia. I disagi della notte, scordati o quanto meno accettati: lo spettacolo incredibilmente affascinante ed unico. Quasi dieci anni di studi d'arte e non ho parole per descrivere questa città di mattoni a vista, con finestre vagamente gotiche, ognuna diversa dall'altra, sormontate tutte da vetrate diverse e colorate. Una festa disarmonica che restituisce un unicum assolutamente omogeneo ed emozionante. Tra le vie bancarelle con uomini tutti, con il loro coltello sciabolato tra la cintura, a simboleggiare la loro virilità. Le donne in niqab da cui si vedono gli occhi, in giro per le consuete faccende femminili, ma in un angolo della piazza tre donne vendevano i loro prodotti, coperte, certo, ma integralmente da un velo nero, leggero e per loro evidenteente trasparente, sormontato da un mantello colorato da varie fantasie: mai visto nulla di simile: sembravano fantasmi, nonostanti i colori del mantello. Caos e suoni, quelli tipici di una città mediorentale, ma tutto nuovo e diverso. Noi italici viaggiatori comminavamo per strada, non sentendoci per nulla minacciati, dimentichi di non essere riconoscibili con documenti certi, fino ad arrivare all'hotel Burj al Salam, gestito dall'italo yemenita Soraya. Posto incantevole che sfoggia la terrazza più alta della città, anche perchè gli ultimi quattro piani son stati tirati su ex novo, con l'avvallo dell'Unesco..... ma era un posto pulito, civile, bello e molto yemenita, dove abbiamo pranzato.

In tutto ciò i nostri referenti in Italia smuovevano il mondo per farci avere un'accomodazione più decente: noi si sperava l'hotel in centro, ma ci toccò un altro, sicuramente molto europeo per lo standard, ma senza anima. E proprio cercando quell'anima yemenita la sera ci ha visto di nuovo da Soraya per cena. Ma dopo bisognava tornare in hotel: con un'inutile cartina cercavamo di capire come uscire dal dedalo di vie e vicoletti, forse non troppo sicuri, per tornare nella piazza centrale dove prendere un taxi.

In sette, ci siamo decisi per uno di quelli grandi, a furgoncino modello. Subito ne abbiamo visto uno, ma l'uno non ha visto noi, imboccando così la rotatoria, ma i vocii e i segni di un bimbo lì vicino furono notati dall'autista, che fermandosi ingranò la retro marcia, per venire da noi, masticando il qat e non capendo neanche bene dove volevamo andare. Solo a percorso avviato abbiamo scoperto che lo sportellone laterale era fissato in modalità d'apertura.....

"Nessuno di noi salirebbe mai su un taxi che va di retromarcia su una rotatoria di Milano, guidato da un drogato e con lo sportellone laterale aperto, a mezzanotte. soprattutto senza avere con sè i propri documenti. Eppure lo stiamo facendo a Sana'a. In Yemen".

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