lunedì 6 aprile 2009

La paura del buio nella notte più lunga


Il silenzio intenso della campagna che culla i sogni... poi un forte boato, il letto che se ne va a spasso per la camera, i cani che abbaiano, Lui che da sopra un abbraccio mi ripete che è finito, che non è successo niente... poi la luce accesa fino all'alba nella notte più lunga: la paura del buio che è la paura dell'ignoto... dell'attesa. I nervi tesi a scattare al minimo rumore, alla minima vibrazione... Dall'inizio un unico pensiero: sta volta è forte, sta volta non lontano sono muri crollati, sta volta ci sono persone che non si salvano. E sei impotente. Non c'è niente, assolutamente niente, che tu possa fare per evitarlo, o proteggerti.

Non è il mio primo terremoto, ma il primo che mi ha toccato nel profondo. Probabilmente perchè ho vissuto direttamente solo "scossette", mentre quelle veramente forti non erano mai arrivate fino a me, e perchè non conoscevo nessuno che fosse coinvolto nell'epicentro. E anche se nell'ultimo, quello dell'Umbria, era rimasta danneggiata la splendida basilica di Assisi, non ho passato la mattina di fronte la tv o attaccata alla radio, con un groppo in gola. Un groppone che avevo anche quando ho chiamato il mio collega e amico de L'Aquila, Maurizio, e mi diceva che hanno tirato fuori la sorella dalle macerie, che non poteva raggiungerla in ospedale, perchè lui è a Roma...

Dico io, ma ci vuole così tanto a impare dai giapponesi? Loro vivono terremoti del genere tutti gli anni, ma non sopportano queste distruzioni...

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