sabato 7 marzo 2009

Dell'Arte Contemporanea


Come sapete, oltre a praticare la nobile arte del giornalismo, insegno arte e pittura. Questa seconda attività mi porta a scontrarmi inesorabilmente con l'incomprensione dell'incomprensibile Arte Contemporanea astratta o concettuale che sia. L'argomento è titanico, le cui radici affondano nei graffiti preistorici, ma lavorando ad una recensione d'arte contemporanea*, mi sono imbattuta in un'intervista che credo illuminante.
Si tratta di una chiacchierata tra un artista trentenne che vive a Londra, Graham Hudson, e il critico Vincent Honoré.

Di seguito una mia sintesi riadattata allo scopo di rendere più comprensibile l'Arte Contemporanea.

Io andai all'Accademia senza saper fare niente, contornato da persone che erano già in grado di fondere, di lavorare il legno o che sapevano di pittura. Dopo il trauma iniziale e un periodo di lavoro sulle forme di espressione non tradizionali (nuove per tutti noi), questa mia inesperienza si tramutò in vantaggio. Realizzai che le botteghe e i tecnici stavano implementando la volontà dello Stato (o dell'accademia, il che all'epoca era la stessa cosa), ma qualche insegnante riuscì a sfondare la porta verso la libertà. Mi piace che i miei lavori siano sciolti, disordinati, con i concetti non nascosti dietro procedimenti complicati. Se non mi sento coinvolto e non mi diverto durante l'esecuzione, non posso pretendere che lo spettatore si senta tale quando guarda l'opera finita [...]. Sì agli scarti, al caos, alle rovine e alle cose rotte. Abbasso l'ordine, la precisione, ciò che è fresco di scatola, pronto per il collezionista, per il magazzino e l'asta [...]. Dobbiamo abituarci ad aprire nuovi spazi: tante lezioni di storia dell'arte sembrano essere state dimenticate nell'arte contemporanea, mentre sono state assorbite dalla cultura di massa (Dada: commedia, per esempio) [...]. Una mostra o un'opera d'arte possono offrire un'esperienza personale diversa da quella che si può avere ascoltando della musica, guardando un film, dialogando con una persona o facendo una passeggiata in città. Cosa sa fare meglio l'arte? Provocare quella sensazione di sconvolgimento ed occupare i tuoi pensieri in modo permanente, se è buona [...]. Credo che il ruolo dell'artista e degli oggetti di cui sono fatte le opere siano la stessa cosa: vorrei vedere artisti in continuo movimento, che evitano i compartimenti e le ripetizioni. Le avanguardie e la loro storia ci lasciano l'obbligo di sfidare le certezze, persino le proprie e quelle del pubblico, di spingerci al massimo e non avere paura di fare errori [...]. L'arte non è un'occupazione con fini economici, ma piuttosto un'impresa filosofica. Il mondo dell'arte è una metafora per il mondo reale, la cui regola è che non esistono regole. Molte persone [artisti] amano dire che [loro] sono così o colà, e che sono semplicemente forze economiche. Ma prima o poi tutto crolla.

*http://www.teknemedia.net/magazine/dettail.html?mId=6513

Nessun commento: