giovedì 18 aprile 2013

Jiuzhaigou, l'Anticamera del Tibet

Montagne, laghi, neve e tibetani: la Valle di Jiuzhaigou, in Sichuan, già sito Unesco, è l'anticamera del Tibet. In tutti i sensi.

Quando siamo arrivati, col benvenuto di una fitta nevicata (che nei giorni successivi ci ha accompagnato a tratti), ho subito cominciato a cercare i segni delle etnie tibetane che vivono qui e là nei villaggi della valle, tra le montagne meridionali della catena Minshan... e subito li ho trovati. Bandierine votive stese al vento freddo, file di rulli di preghiera in attesa di essere girati, templi con candeline ed incensi: splendido, intenso ed emozionante... eppure sembrava che qualcosa non fosse al suo posto.

 
Ed era un qualcosa che pareva diffuso come un impercettibile profumo nella frizzante aria dei 3 mila metri sui cui andavamo avanti e indietro, salendo e scendendo dal pulmino che ci portava a zonzo nel Jiuzhaigou National Park, alla scoperta di incredibili laghi incantati. Sì, perché se la stagione primaverile fosse stata inoltrata, o fosse stato autunno o la neve ormai sciolta avesse imbiancato tutto, gli scenari sarebbero stati veramente da levare il fiato, da favola: laghi cristallini, in cui pesciolini nuotano tra tronchi ormai affogati, mentre non capisci come sia possibile che l'acqua abbia i colori del più bel mare dei Caraibi... Ogni lago è un piccolo mondo acquatico fatto di verde smeraldo e veronese, in cui la luce gioca a mille riflessi baciando lo specchio d'acqua e la poesia del posto è così intensa, che dimentichi che c'è qualcosa non al suo posto... Ma quando la giornata d'escursione è quasi finita, con tempo libero in un villaggio tibetano del parco, cominci a capire ciò che prima non tornava...

Girando tra i negozietti trovi le solite cose: mille e mille ninnoli, tracce della cultura tibetana solo nei rulli di preghiera ad uso e consumo dei turisti, e tante persone con la smania di venderti qualche cianfrusaglia, a volte insistenti fino all'imbarazzo... poi improvvisamente noti in vendita i piccoli rulli di preghiera 'da passeggio': ne prendi in mano uno e scopri che è di plastica. Uno degli oggetti di preghiera del buddismo tibetano alla stregua di un giocattolo.

Alzi gli occhi verso il primo tibetano che ti passa vicino e pare avere uno sguardo spento. Forse è un caso. Forse è una coincidenza che anche tutti gli altri sembrino tristi. Forse è suggestione quando anche i monaci sembrano avere indosso un altro mantello di rassegnata malinconia... 

Jiuzhaigou significa 'valle dei nove villaggi', tibetani:  ma dal 1997, quando il parco è stato aperto, la popolazione tibetana che ci vive non può coltivare la terra, quindi vive di sussidi statali e di turismo.

Eppure è come se il clima così rigido avesse temprato i tibetani alla resistenza e alla pazienza: incontrarli è comunque un'esperienza intensa. Come intensa è la terra del Jiuzhaigou, per la potenza della natura, lo splendore delle camminate tra i boschi di Huanglong -altro parco della zona- sotto piccoli fiocchi, a sentir i canti dei guardia boschi tibetani, incontrando i loro sguardi malinconici. 

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