giovedì 21 novembre 2013

Due Giorni a Pechino

A ridere, io e Laura a ridere forte, per strada nel cuore di Pechino, mentre Giuseppe, sconcertato, guardava andar via il terzo taxi che si era rifiutato di riportarci in hotel.
Eravamo all'uscita del hutong commerciale, sul lago Houhai di Pechino, dove i vicoletti caratteristici della città sono stati trasformati in negozietti turistici; eravamo liberi dalla guida, che alla fine si era rassegnata a lasciarci andare per la nostra curiosità, non di shopping, ma di vicoletti. 
Giuseppe era già stato a Pechino, e voleva rivedere gli hutong caratteristici, con le casette tipiche cinesi, le loro botteghe, tutto ammucchiato l'uno sull'altro, mentre io e Laura, la prima volta a Pechino, ne eravamo curiose... Siamo state accontentate in parte: in quell'area commerciale, anche i vicoletti che non lo sono stanno per esserlo, mentre dove per il momento i negozi turistici non arriveranno, la fredda sera di domenica ci accompagnava nell'hutong che ricordava i nostri borghi medievali, tra gatti sui tetti (ebbene sì, ci sono gatti a Pechino: non se li mangiano, non più...) e il suono dei nostri passi che ci accompagnava, rarissimi passanti cinesi, mentre tra una casetta e l'altra strettissimi vicoli che scomparivano nel buio: le botteghe assenti, forse a riposo settimanale o forse in quell'area soppresse completamente... forte la sensazione, quasi certezza, che i veri hutong siano ben altro.

Ma il tempo incalzava, e come Cenerentola, dovevamo tornare in hotel. Tranquilli ci fermiamo nella strada principale, fuori l'hutong, e vedendo molti taxi passare, eravamo sereni: bisognava individuare i taxi liberi. Dopo poco ho capito: un doppio ideogramma rosso al centro del cruscotto è il segnale, per farli fermare il gesto internazionale del braccio svolazzante. Ma... presentata la carta dell'hotel, scritta in cinese, ben tre taxisti ci hanno rifiutato perché non conoscevano la strada.Soli a Pechino, apparentemente impossibilitati a tornare in hotel: io e Laura ridevamo... alla fine abbiamo trovato un autista intraprendente, che ha chiamato in hotel per farsi dire la strada e ci ha portati in venti minuti. Spesa? due euro, forse.

Sicuramente questo è stato l'episodio per cui ricorderò Pechino, che devo dire, mi è piaciuta più di Shanghai.

Anche qui grattacieli enormi, ma più creativi di quelli di Shanghai, alternati a palazzine 'normali', in cui, m'è parso, ma forse sbaglio, gli spazi sono meno compressi: mi è sembrato ci fosse più 'aria', ma forse solo perché il tempo è stato particolarmente clemente: un venticello bello freddo ci ha accompagnato nei giorni pechinesi, liberando il cielo da nuvole e smog, mostrando una Pechino solare e graziosa.

Ma per quanto bello possa essere un cielo terso, la gigantesca piazza di Tien an men fa una certa impressione, soprattutto se c'è in sfilata l'esercito.... e poco importa che dopo attraversata sei dentro l'imponente Città Proibita: l'aspetto marziale è forte, i cinesi maleducati -quando sono in massa- in visita troppi, per goderti sul serio la bellezza dell'architettura cinese che si apre alla fine della piazza. Eppure, entrando nel vecchio Tempio degli Antenati, sono rimasta letteralmente a bocca aperta: un tripudio di maestria ebanista unita all'ingegneria architettonica hanno prodotto il soffitto ligneo più bello che abbia mai visto... 

A Pechino naturalmente c'è molto altro da vedere, altri templi e strade di grattacieli con le più note griffe di moda, c'è il Palazzo d'Estate per una gradevole passeggiata nel verde, ci sono i negozietti di falso nascosti in un parcheggio tre pieni sotto la strada, visitato di notte, in cui ti senti sicuro solo perché ti porta la guida... Una guida che sicuramente ci ha regalato ottimi pasti, portandoci in ristoranti di ottima qualità, ma non turistici.

E poi, poco lontano, c'è la Grande Muraglia. Ma questo è un altro post...

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