martedì 5 ottobre 2010

Nobel e buon senso

Robert Edwards, il dottore che ha "inventato" la fecondazione in vitro, ieri ha avuto assegnato il premio Nobel per la medicina. Ed oggi tutti i giornali riportano i commenti contrari e contriti della Santa Sede.

Questa volta non mi sento di schierarmi completamente contro il Vaticano: in effetti la fecondazione assistita ha dato il via libera ad una serie di "pasticci" etici e morali. Ma... -e qui divergo dalla Chiesa Cattolica, sicchè ben venga il Nobel a Edwars -... ma non è la tecnica all'avanguardia ad essere scandalosa, peccaminosa o pasticciata, ma piuttosto il suo utilizzo -ovvero l'applicazione che ne fanno gli uomini, con le leggi che ne regolamentano l'uso-, che spesso permettono maternità discutibili.

Vero è che il mio personalissimo pensiero ritiene che sottoporsi alla fecondazione assistita sia eticamente superfluo: quanti bambini negli istituti aspettano una famiglia? Probabilmente mi obietterai fortemente che l'adozione è un percorso lungo, costoso ed emotivamente impegnativo, che spesso va praticato all'estero (almeno per le restrizioni della legge italiana). Ma anche la fecondazione assistita è un percorso lungo, costoso ed emotivamente impegnativo, che spesso va praticato all'estero (almeno per le restrizioni della legge italiana).

Con questo non voglio dire che bisogna abolire questa pratica, no: dico solo che ci vorrebbe un pizzico di buon senso quando si mette mano in pratiche che hanno a che fare con la generazione di un essere umano. E che lo stesso buon senso andrebbe applicato alle adozioni. Infondo avere nella propria vita un bambino - in termini ultimissimi di quotidianità-, è identico, che sia adottato, generato dalla propria carne, o in vitro.

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