sabato 23 aprile 2011

Diplomatici interrogativi

Nel mio annebbiamento mattutino, faccio un giretto sui giornali on line: tutto normale: polemiche di qua, arresti eccellenti di là, rivoluzioni di sotto, espulsioni di sopra...

Espulsioni? L'articolo de La Stampa mi colpisce particolarmente, suscitandomi diplomatici interrogativi: ad Asti era carcerato un tunisino, Abdel Ben Mabrouk, che precedentemente lo era stato a Guantanamo (il ché ci parla di odore di terrorismo). Il suo arrivo in Italia era tra i patti di collaborazione tra Obama e Berlusconi, con l'esplicita clausola che qualsiasi spostamento di Ben Mabrouk sarebbe stato preventivamente comunicato agli americani.

Accade che il tunisino in questione non sia stato spostato in un altro carcere italiano, ma semplicemente portato in carcere in Tunisia. Senza avvertire Washington.

Gli affari diplomatici sono per me un mistero, nei loro bilancini internazionali, ma questo trasferimento del tunisino mi sembra proprio strano...

Sono mesi che il ministro dell'Interno Maroni spiega a mezzo mondo che con l'onda migratoria che sta arrivando dal Nord Africa, Tunisia in primis, potrebbero arrivare pericolosi terroristi.

Domanda: se uno di loro era già al sicuro, carcerato in Italia, perché rimandarlo in un paese instabile dove potrebbe darsi alla macchia desertica? E perché non comunicarlo agli americani?

Ma soprattutto, perché continuare a gestire maldestramente il rapporto con gli alleati, continuando a perdere di credibilità?

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mercoledì 13 aprile 2011

Lo spacciatore di differente pensiero

Quando cammino io sono distratta, ma parecchio: persa nei mei pensieri, difficilmente noto cosa mi accade intorno, tranne le anomalie nel solito scenario. Solito scenario, che ieri all'ingresso del metrò era in atto: studenti alla chiacchera mattutina, distributori di volantini, adulti all'attesa di un appuntamento... Registro la presenza di un uomo in giacca, con dei giornali sottobraccio, ma io ho la testa nei prossimi impegni, e soprattutto non ho motivo alcuno per prestargli attenzione: la sua presenza lì non ha nulla di anomalo. Forse. Mentre gli passo oltre mi arriva sottovoce, con fare timido ed impacciato la parola comunista. L'inerzia del mio passo, e dei miei privati ragionamenti, erano tali che ho realizzato solo dopo il varco dei tornelli: mi era giunta voce dell'attuale tentativo di riorganizzazione dell'estrema sinistra oggi extra parlamentare, come pure avevo notato giornali "clandestini", venduti direttamente per strada. A logica ho dunque dedotto che l'uomo in giacca facesse parte di questo timido movimento, però, non ho potuto non riderne amaramente: mi risuonava in testa quella parola quasi bisbigliata, comunista, pronunciata con tanto timore... quasi come mi si stesse offrendo hashish, per intenderci. Perchè notoriamente l'hashish è illegale. Sicchè l'anomalia ieri mattina c'era: l'uomo in giacca, che sembrava proprio un piccolo spacciatore di differente pensiero, e forse intimido non solo dall'agganciare passanti, ma anche delle possibili rappresaglie: il nostro primo ministro ci ricorda ad ogni occasione che i comunisti in Italia sono attivi e che continuano a mangiare i bambini nelle chiese... Ben lungi dall'avventurarmi in una dissertazione logica e storica sul comunismo, con i suoi presupposti di ugualianza terminati nello sterminio fisico e intellettivo, non posso non sottolineare che in Italia, per altre parabole storiche, tale pensiero non costituisce apologia di reato, giusto o sbagliato che sia. Ma soprattutto non posso non evidenziare il timore dell'uomo in giacca, che non spacciava hashish, ma differente pensiero, giusto o sbagliato che sia. .