martedì 17 giugno 2014

Tra i boschi della Georgia, la Chiesa della Trinità di Gergeti

Alle pendici del monte Kazbek, tra la Georgia e la Russia, in pieno Caucaso, cercando di raggiungere la Chiesa della Trinità di Gergeti, ho capito l'essenza del pellegrinaggio. Anche se la chiesa in questione è ortodossa.

Tutto comincia a valle, nel paesino rurale di Gergeti, a circa una ventina di chilometri dal confine russo, quando la nostra guida, proponendo le alternative per raggiungere la chiesa in cima ad una montagna di oltre 2 mila metri, 'spaccia' un impegnativo percorso trekking di cinque chilometri, per qualcosa di 'very simple, for everyone'.... Oltre la guida, in quattro decidiamo di fare la passeggiata, gli altri scelgono l'opzione della jeep su una strada molto dissestata e sterrata.

Ben presto capisco che l'impresa rischiava di superare le mie possibilità: il sentiero comincia subito con una pendenza impegnativa, approcciata dalla guida troppo velocemente: con lei ormai sparita tra gli alberi, io campionessa di salita delle scale e sollevamento buste spesa, ogni 50 metri sentivo la necessità improcrastinabile di fermarmi per riprendere fiato. Molto carinamente i miei compagni di scalata, si sono più volte offerti a turno di rimanere con me, ma non volendomi sentire un peso, e sentendomi sicura con il cellulare attivo, li ho mandati avanti... anche perché non ero molto sicura di farcela: pensavo spesso di tornare a valle.

Mi son trovata così sola nel bosco in salita, la cui pendenza era il mio unico riferimento: il sentiero, che sì era più pianeggiante, ma anche meno battuto, era senza indicazioni per la chiesa: più volte ho seguito un percorso che finiva nel nulla e spostando i rami son tornata indietro... eppure, mai mi sono spaventata, o preoccupata di avere un serio malore, considerando le forti pulsazioni: ero semplicemente nel bosco, sola con me stessa, il vento e il cinguettio d'invisibili uccellini, con l'unico obiettivo della chiesa; tornare indietro ormai era per me fuori discussione.

A circa metà del percorso, quando i sentieri si erano troppo diversificati per poter tentare la sorte, ho invece identificato la strada sterrata, decidendo di seguire quella. Camminavo e camminavo, ma non vedevo nulla che m'indicasse dove ero e quanto poteva mancare. Senza fiato, senza gambe forti ad un certo punto ho amaramente deciso: la prossima macchina che scende, mi son detta, faccio auto stop per rientrare a valle.

Ma poi, dietro quella che non sapevo essere l'ultima curva, eccola quella che ormai era la mia chiesa: ho sentito le forze tornarmi, ho ripreso un buon ritmo di camminata e finalmente, dopo che il buon Luigi mi era venuto incontro veramente preoccupato, mi sono ricongiunta al mio gruppo, che mi dava per dispersa tra i boschi, aspettandomi forse da mezzora....

La chiesa della Trinità di Gergeti, tipicamente romanica a croce greca, mi aspettava con un'icona di un Cristo Pantocrate di rara espressività, a cui mi sono rivolta in preghiera di ringraziamento. Il monaco lì in attività, mi ha poi offerto una candela: la cosa mi ha stupito: da che 'chiesa è chiesa', sei tu che fai offerta per averne una... ho pensato che l'esperienza lo aveva portato a comprendere chi saliva in auto, e chi a piedi..... ma la cosa che veramente mi ha sorpreso, è che non sentivo più nessuna stanchezza, nessun fiato corto o tachicardia: stavo benissimo.

Tanto da potermi rendere conto che oltre l'esperienza 'mistica' dell'impresa riuscita, dalla chiesa si vede un magnifico paesaggio sulla valle di Gergeti, mentre il monte innevato sembra incombere come un gigante buono.

Dei miei giorni in Georgia, questa è stata sicuramente l'esperienza più intensa e bella, che mi piacerebbe ripetere, con una cartina, le bacchette da trekking, ma sempre con i miei tempi!

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