mercoledì 30 gennaio 2013

Il Treno della (non) Comunicazione

Ci sono aziende che fanno della comunicazione e dell'organizzazione  il loro punto di forza, unitamente alla qualità del servizio; altre, che sottraendo il monopolio a FS e ponendosi come pilastro del made in Italy, deludono proprio sulla comunicazione...

L'invito, per il 24 gennaio scorso, era arrivato nei giorni precedenti come consuetudine, ma non riportava né referente, né luogo e orario dell'appuntamento per il 'viaggio stampa' su Italo, con il suo amministratore delegato Sciarrone, il ministro dell'ambiente Clini e Farinetti, presidente di Eataly, che fornisce i pasti sullo stesso Italo. L'incontro era organizzato nell'arco di un pomeriggio, in treno da Roma a Bologna e ritorno.

Solo a due ore della partenza è arrivata mezzo mail la specifica dell'appuntamento: h 13,30 a Tiburtina. Tutti abbiamo dato per scontato che sul treno sarebbe stato offerto un qualcosa per cibarsi, visto l'orario, ma soprattutto vista la presenza di Farinetti, uomo la cui idea imprenditoriale è indiscutibilmente 'avanti' ed interessante...

Non solo siamo rimasti a stomaco vuoto, ma arrivati a Firenze ci siamo resi conto che i posti su cui ci avevano invitato ad accomodarci, non erano stati bloccati per noi da NTV, sicchè alcune giornaliste hanno doverosamente dovuto lasciare il posto a viaggiatori, legittimi titolari delle comodissime poltrone Frau... Ed anche chi sperava in un caffè offerto a Bologna, nella sala d'aspetto, è rimasto inesorabilmente deluso.

La stranezza, in tutto ciò, è che queste iniziative vengono organizzate anche per far testare il prodotto complessivo proposto alla clientela finale. La domanda è allora sorta spontanea: le nostre aziende, o meglio, noi Italia, stiamo messi dunque così male, tanto che le aziende non possono più permettersi il minimo sindacale dell'ospitalità? E la comunicazione, oltre che l'organizzazione, che dovrebbe essere colonna portante del mitico made in Italy, deve necessariamente lasciare il posto all'approssimazione? Un'approssimazione che non solo permette confusione sui posti a sedere, ma contempla in sé una conferenza stampa tutti in piedi appassionatamente, nel corridoio del vagone, dove l'ultimo del mucchio fatica a comprendere anche di che si parla...

Ai posteri l'ardua sentenza.

giovedì 17 gennaio 2013

Alcool e Demoni


Sabato sera, in cammino verso la macchina parcheggiata a Garbatella, incrocio un ragazzo, avrà avuto neanche 17 anni, che infilandosi in un bar con tutto il casco, chiede di comprare una bottiglia di limoncello. Neanche fo in tempo a notare la cosa, che una ragazza che camminava avanti a me, parlando al cellulare con l'amica, non ha avuto remore a raccontare di quanto, giorni prima, fosse stata 'ubriaca, ubriachissima', tanto da non ricordarsi neanche cosa aveva detto a qualcuno che le piaceva...

Personalmente non ho niente contro il bere uno, due, magari anche 4 bicchieri di vino a tavola, oppure rallegrarsi con dell'ottimo ron, magari cubano... però...

Però mi fa veramente paura vedere come ormai sia diffusissimo il rito di bere per divertirsi, rito scollegato dalla consapevolezza che l'alcool solo apparentemente ti rende più libero: in realtà un sbornia con tutti i crismi è capace solo di tirare fuori i propri peggiori demoni. Demoni che saranno liberi di scorrazzare, parlando a vanvera, e che spesso finiscono per offendere, invece che lusingare, tirandoti fuori le peggiori paure, materializzate come un incubo, o ancora e soprattutto, regalando l'illusione effimera di essere indistruttibili, quando invece si è ancora -e sempre- comuni mortali.

La cosa veramente triste, però, è che quando te ne accorgi sei già al pronto soccorso, stupito e meravigliato che la 'cazzata' sia successa proprio a te, che reggi benissimo l'alcool, ma rallegrato di non avere ucciso nessuno.

Per il momento.