C’era una volta, non molto tempo fa, in un Bel Paese non
molto lontano da qua, il club dei governatori sporchi. Infatti il Bel Paese,
abitato soprattutto da persone garbate e sempre pulite, era ahimè governato da sporcaccioni. Macchie enorme di olio, sugo, e quant’altro frutto del magna
magna giornaliero, tutti i giorni, da tanti anni.
Gli abitanti del Bel Paese, ad un certo punto, smisero
persino d’indignarsi di tanto sudiciume, e quando incontravano i cittadini dei
paesi vicini, potevano solo timidamente minimizzare o cercare di spiegare come
inutili e nel vuoto cadessero i tentativi di far capire agli sporcaccioni, quanto
fosse disdicevole per il Bel Paese il loro ignorare le basilari norme di
pulizia. Ma molti altri, invece, cominciarono a pensare che fosse di gran moda andare in
giro sporchi, sicché c’era una gran fetta di cittadini comuni sporchi.
C’era, però una Sora Comare , che silente si guardava in
giro, che orgogliosamente stendeva i suoi panni canditi al sole e taceva, in attesa di tempi migliori. Un bel giorno la sua vicina di casa, Sora Prima Stella, cominciò a
gridare allo scandalo, aizzando i puliti cittadini a pretendere che il club dei
governatori sporchi andasse a casa. Non si accontentava di vederli puliti,
voleva persone nuove, indiscutibilmente linde e pinte a governare il Bel Paese.
Sora Comare, annuiva contenta. Ma a un certo punto cominciò
a rimanere perplessa: Sora Prima Stella non faceva altro che dire quanto fosse la
più pulita del reame e come non avrebbe tollerato persone poco pulite vicino a
lei. Tutto il decalogo di pulizia venne messo in piazza, ma su alcuni punti sembrava rimanere poco chiara. Allora, durante un
caffè pomeridiano, Sora Comare cominciò a mettere in guardia Sora Prima Stella.
Ma lei non volle ascoltare, dicendosi convinta che il suo
metodo di pulizia fosse il migliore e la questione ormai, non era neanche più uscire
di casa puliti, ma essere più puliti che più puliti non si può, perché grazie
alle sue regole è possibile essere i più puliti del reame.
Sora Comare, scrollava la testa chiedendosi come fosse
possibile con tutti i bimbi piccoli che Sora Prima Stella allevava, lei e la
prole potessero essere sempre così puliti, come andava ripetendo… Poi infatti un giorno avvenne l‘inevitabile: un pargolo di
Sora Prima Stelle andò in giro con una vistosa macchia di pomodoro sul petto.
Tuoni fulmini e saette dal Club degli sporcaccioni, ma soprattutto tanta perplessità dalle
persone pulite comuni, che non capivano. Sora Prima Stella era mortificata, non dalle macchie del
pargolo, ma dagli anatemi dei paesani: “invidiosi, ecco cosa siete” si
difendeva, ma rimase molto male quando anche Sora Comare non la sostenne più.
Tristemente gli chiese spiegazioni:
“Vedi, cara Sora Pima Stella, tu sei stata brava a voler
cambiare il mal costume che tanto ci umiliava, ma sei stata presuntuosa,
annunciando che mai te o i tuoi pargoli sareste stati sporchi, affermando che
il tuo bucato sarebbe stato il più bianco di tutti, senza dare veramente
spiegazioni sul come avresti fatto, facendo vedere solo la lavatrice, ma
evitando d’insegnare agli sporcaccioni colpevoli di tutte le nostre vergogne, o
ai nostri compaesani, quale programma usare e come dosare il detersivo. Per
questo non ti si perdona nessun errore. Se non volevi che ti si facessero le pulci,
che s’inventassero ingiurie contro di te e i tuoi pargoli, bastava imporsi con
più umiltà, senza dichiarare cose impossibili da mantenere: a noi
bastava essere governati da persone pulite, non dai più puliti del reame” .
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