Erano le prime luci dell’alba ad illuminare Tbilisi la prima
volta che l’ho vista, ed è stato amore immediato ed incondizionato. Il giorno che sorgeva alle spalle della cattedrale di Sioni, che domina il fiume Mtkvari,
presagiva d’illuminare una città incantevole: quando il sole era ormai alto ed
ho guardato fuori dalla finestra del nostro hotel, ho saputo di non essermi
sbagliata.
Dominata dalla rocca di Narikala, il centro storico mi ha
subito ricordato Istanbul, con le sue casette in legno, i tetti a spiovente e l’atmosfera
romantica scandita dai campanili delle tante chiese ortodosse della città al posto dei minareti. Realizzata
nel IV secolo d. C, la rocca era famosa per la sua inaccessibilità, mentre oggi è
facilmente raggiungibile da una cabinovia, o da una passeggiata che parte della
zona dei bagni sulfurei, l’Ababnotubani.
Un dedalo di stradine con antichi palazzi in restauro, incontrando
moschee e sinagoghe, ma anche bambini che giocano, fino a costeggiare le
antiche mura, per arrivare nel cuore della rocca. Oggi completamente distrutta,
ad eccezione della chiesa di San Nicola, offre divertenti sentieri da scalare (però
con molta cautela), per arrivare nella cima dominata da un crocefisso.
Ma sono gli interni delle chiese che mi hanno veramente introdotto
all’antica cultura georgiana, con le spesse mura, le icone di Cristi
Pantocrati, ma soprattutto, la spiritualità delle donne in preghiera, con la
testa coperta da foulard, in preghiera sulle loro candele, mentre monaci
ortodossi, dall’aspetto severo, monitorano che religiosi e turisti tutti
rispettino le regole, come nella basilica di Anchiskhati.
Eppure Tbilisi non è solamente architettura antica, ma offre
sorprendenti elementi d’arte contemporanea, come il Pubblic Service Hole,
progettato da Fuksas, e il Peace of Bridge, sempre di architettura italiana. Se
però cerchi nelle strade della capitale georgiana richiami all’epoca sovietica,
sarai deluso: nonostante le difficoltà che l’indipendenza ha necessariamente
portato con sé, la maggior parte dei georgiani vuole dimenticare quegli anni grigi, e Tbilisi ne è la dimostrazione.
Ma la storia non si cancella mai del tutto, ed anzi può
diventare attrazione: Gori, città natale di Stalin con il suo museo, mantiene
un certo grigiore tipico, con le palazzine severe, che spesso si notano girando
per la Georgia. Questo, però, è un altro post J
_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _
Post correlati:
http://mariannadepadova.blogspot.it/2014/06/tra-i-boschi-della-georgia-la-chiesa.html
http://mariannadepadova.blogspot.it/2014/06/georgia-la-colchide-degli-argonauti.html
http://mariannadepadova.blogspot.it/2014/06/tbileli-e-larte-contemporanea-tbilisi.html
_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _
Post correlati:
http://mariannadepadova.blogspot.it/2014/06/tra-i-boschi-della-georgia-la-chiesa.html
http://mariannadepadova.blogspot.it/2014/06/georgia-la-colchide-degli-argonauti.html
http://mariannadepadova.blogspot.it/2014/06/tbileli-e-larte-contemporanea-tbilisi.html